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    L’Aeronautica smentisce: la scatola nera del caccia precipitato è a disposizione dell’Autorità Giudiziaria

    I nodi sul caso dell’Eurofighter precipitato lo scorso 13 dicembre nei pressi dell’aeroporto di Birgi, dove perse la vita il comandante trentatreenne Antonio Fabio Altruda, non sembrano sciogliersi. La stretta è sugli atti e sulla scatola nera per l’analisi della quale, secondo l’avvocato della famiglia del pilota, Fabio Sammartano, è stato posto il segreto di Stato e per questo «non siamo stati autorizzati ad assistere agli esami» nonostante la famiglia avesse richiesto che gli stessi fossero affidati ad enti terzi in virtù del conflitto d’interesse tra l’amministrazione militare e quelle investigative legate all’autorità giudiziaria.

    A smentire quanto detto dall’avvocato è una nota dell’Aeronautica: «tali affermazioni non corrispondono a verità. Infatti, tutta la documentazione d’interesse è da tempo a disposizione dell’autorità giudiziaria competente

    Solo un mese fa, però, all’avvocato dei familiari era stato negato l’accesso agli atti elencando, tra le varie motivazioni, proprio il segreto di Stato annoverato dall’avvocato Sammartano.

    E la nota continua: «Anche la scatola nera è stata consegnata senza indugio alla predetta autorità giudiziaria e risulta, tutt’oggi, sotto sequestro. L’Aeronautica continua a prestare massima collaborazione alle autorità inquirenti al fine di far luce sull’accaduto».

    Una risposta arriva celere anche dall’avvocato Sammartano:«è sorprendente che la Forza Armata, per la seconda volta, smentisca circostanze oggettive ampiamente documentate. I familiari del povero deceduto hanno diritto ed interesse, più di chiunque altro, di conoscere le cause del “disastro” aereo, non trattandosi di mero “incidente”» Per i familiari del pilota, infatti, non si trattava di un semplice addestramento. La mattina del 13 dicembre erano i due i caccia partiti in sissione e rimasti in contatto radio fino a pochi minuti dall’atterraggio, poi un black-out elettrico avrebbe fatto precipitare il velivolo con a bordo Altruda, un pilota esperto.

    Nel novembre del ’96 un “caccia” F-104 dell’Aeronautica militare di stanza presso l’aeroporto militare di Trapani Birgi, era precipitato nelle acque trapanesi tornando da una missione addestrativa

    Il veicolo era caduto in mare poco prima dell’atterraggio a circa quattro chilometri dalla costa. Allora, secondo alcune testimonianze, il pilota dell’aereo, il ten. Michelangelo Trimarchi, 27 anni, si sarebbe lanciato con il seggiolino eiettabile prima dell’impatto del velivolo in mare ma, anche per lui, non ci fu nulla da fare. Anni dopo, venne condannato il sottufficiale che doveva controllare il giubbino 

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