Se non fosse per l’emergenza climatica in atto diremmo che:la storia si ripete. Le estati appena trascorse sono state le più calde registrate negli ultimi tempi. I termometri bollenti hanno rischiato di sciogliersi superando i 40°. Lo scirocco ha raccontato l’Africa non solo soffiando il suo calore ma portando con sé la sabbia dei suoi deserti. Gli incendi hanno fatto terra bruciata un pò dappertutto rendendo l’aria sempre più irrespirabile. Quella che sembrerebbe la fine del mondo è, invece, l’inizio di ogni estate siciliana la stessa che dà l’avvio alla stagione turistica con l’acqua erogata non come un servizio nonostante venga pagata salatamente ( e l’ironia della sorte vuole che i dissalatori abbiano sempre un capriccio) ma centellinata e faccia, alla fine, dei viaggi, immensi.
Per chi non è del posto, ovviamente, fatica a capire il meccanismo delle autobotti ma, mentre oggi viene dichiarata un’urgenza siccità drammatica per questa regione e si cerchi di fare in fretta con interventi immediati per fare fronte problema, il sole, anzi il solleone, (il problema ) lo ha sempre illuminato insieme alle scuse poste per risolverlo ora qui, ora lì.
Oggi il costo delle azioni a breve termine ritenute necessarie dal governo regionale è di 130 milioni di euro, mentre per quelle a medio termine è di 590 milioni di euro. “La siccità in Sicilia sta diventando drammatica. La Regione – afferma il governatore Renato Schifani – ha già messo in campo una serie di azioni per mitigare la crisi, aiutando i settori produttivi e limitando i disagi ai cittadini, ma servono anche urgenti interventi statali per operare su reti e sistemi di approvvigionamento idrico e per sensibilizzare i cittadini ad un uso piu’ razionale della risorsa”.
L’esecutivo regionale ha chiesto lo stato di emergenza nazionale per la crisi idrica. Una decisione presa nel corso dell’ultima Giunta in conseguenza al lungo periodo di siccità e alla rilevante riduzione delle riserve di acqua in tutta la Sicilia. L’obiettivo del provvedimento, che adesso dovrà essere approvato dal Consiglio dei ministri, è garantire acqua potabile ai cittadini e l’approvazione idrico ai settori agricolo e zootecnico, oltre che alle imprese impegnate nei cantieri dell’Isola.
“Sono necessari – dice Schifani – sgravi fiscali e contributivi, moratorie e sospensione di adempimenti per le imprese del settore agricolo e zootecnico che sono in gravissima difficoltà”.
Una relazione della Protezione civile regionale indica interventi a breve e a medio termine per mitigare la crisi che prevedono la riduzione dei consumi delle utenze idropotabili (ma scordiamoci l’acqua marcia di Roma o quella del sindaco di Milano), interventi sugli invasi, campagne di informazione e sensibilizzazione per il risparmio, interventi per reperire risorse alternative (come dissalatori mobili e navi con moduli dissalativi), acquisto di autobotti (ancora autobotti) e silos per la distribuzione in luoghi pubblici, utilizzo di pozzi e sorgenti, riparazione di reti idriche, ammodernamento degli impianti di dissalazione nei siti dismessi di Porto Empedocle, Paceco-Trapani ed eventualmente anche Gela.
La Regione, nelle scorse settimane, aveva gia’ dichiarato lo stato di crisi idrica sia per l’uso potabile che per quello agricolo-zootecnico, nominando anche due commissari.
Per i settori produttivi interessati sono stato avviate le procedure per provvedimenti per circa 5,5 milioni di euro che prevedono sgravi dai canoni dei consorzi di bonifica e misure di semplificazione amministrativa. E’ stato costituito anche un Osservatorio regionale sugli utilizzi idrici per monitorare costantemente lo stato delle invasi e delle riserve d’acqua.