Il prossimo 25 Gennaio 2023, in occasione del 40^ anniversario dell’omicidio di Giangiacomo Ciaccio Montalto, il Comune di Valderice ricorderà il magistrato italiano vittima di Cosa Nostra.
Alle ore 10 ci sarà la consueta deposizione della corona d’alloro sul luogo dell’eccidio in Via Antonino Carollo, mentre alle ore 10:30, presso il Molino Excelsior avrà luogo un incontro sulla legalità con gli studenti delle scuole del territorio, che si concluderà con una performance degli studenti in memoria del Giudice. Nel corso della mattinata ci sarà anche un intervento del giornalista Rino Giacalone.
Giangiacomo Ciaccio Montalto: chi era
Nato a Milano da famiglia trapanese, suo padre, Enrico, era magistrato di Cassazione. Il nonno materno, Giacomo Montalto, era notaio e fu sindaco di Erice. Il fratello Enrico, giovane dirigente comunista, partecipò alle lotte bracciantili nel dopoguerra. Enrico morì a 22 anni in un incidente stradale.
Entrò in magistratura nel 1970 e divenne Sostituto procuratore della Repubblica di Trapani, dove era arrivato nel 1971. Negli anni ’70 è stato pubblico ministero nel processo contro Michele Vinci, condannato per i delitti del cosiddetto “mostro di Marsala”, che nella città siciliana aveva rapito, gettato in un pozzo e lasciato morire tre bambine, tra cui una nipote.
Dal 1977 Ciaccio Montalto si trovò ad indagare sui mafiosi della provincia di Trapani e sui loro legami con il mondo imprenditoriale e bancario trapanese: le inchieste si basarono anche su indagini patrimoniali, ricostruendo il percorso del denaro sporco nelle banche di Trapani.
A fine anni ’70 il suo lavoro si concentrò sul clan dei Minore: Antonino detto “Totò”, Calogero, Giuseppe e Giacomo. Sulla scrivania di Montalto finì, su sua richiesta, un dossier dei carabinieri in cui venivano riportate le attività del clan: omicidi, corruzione, spaccio di stupefacenti, traffico d’armi[4]. I Minore furono coinvolti in varie indagini come il finto sequestro dell’industriale Rodittis e il sequestro di Luigi Corleo. Il clan dei Minore era alleato dei corleonesi. Montalto fece riesumare perfino la salma di Giovanni Minore per verificare che fosse realmente morto d’infarto e si dice che quest’azione fu considerata blasfema dai Minore. Nel ’79 Ciaccio Montalto chiese un mandato di cattura per traffico di materiale bellico per Antonino Minore che fuggì da Trapani per evitare di essere arrestato.
Infine nell’ottobre 1982 Ciaccio Montalto spiccò quaranta ordini di cattura per associazione mafiosa contro mafiosi e imprenditori della zona, che però furono tutti scarcerati per insufficienza di prove nel giro di qualche mese. Ciaccio Montalto ricevette delle minacce e una croce nera fatta con una bomboletta spray sul cofano della sua Volkswagen Golf.
Montalto fino al 1982 visse con la moglie Marisa La Torre, anch’ella trapanese, e con le loro tre figlie Maria Irene, Elena e Silvia.
Deluso dallo scarso risultato delle sue inchieste, Ciaccio Montalto all’inizio degli anni ’80 decise di chiedere il trasferimento a Firenze in Toscana.
Tre settimane prima di essere ucciso, Ciaccio Montalto andò a Trento per incontrarsi con il procuratore Carlo Palermo al fine di scambiarsi informazioni riservate sull’inchiesta che riguardava il traffico di stupefacenti.
Giangiacomo Ciaccio Montalto: l’omicidio per mano della mafia
Nella notte del 25 gennaio 1983 alle 01:30 venne ucciso a Valderice da tre uomini armati di mitraglietta e due pistole calibro 38 mentre rientrava a casa, privo di scorta e a bordo della sua auto non blindata nonostante le minacce ricevute. I vicini non avvertirono le autorità perché sospettavano fossero spari legati ai cacciatori di frodo e così il corpo esanime del magistrato venne ritrovato da un pastore alle 6:45. Ciaccio Montalto aveva quarantadue anni.
Le esequie di stato furono celebrate nella cattedrale di San Lorenzo dal vescovo di Trapani monsignor Emanuele Romano. Accorsero circa ventimila persone. Il Presidente della repubblica Sandro Pertini presiedette poche ore dopo una convocazione ufficiale del consiglio superiore della magistratura a Palermo dove disse: « il popolo italiano non può essere confuso con il terrorismo e il popolo siciliano non può essere confuso con la mafia ».
(Via | Wikipedia)