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    Teresa Emanuele: aiutiamo l’Ass. San Giuseppe Lavoratore ad aiutare!

    Dentro il dramma del coronavirus famiglie, anziani, commercianti che hanno chiuso il proprio negozio, lavoratori precari ora disoccupati, quelli in nero impossibilitati a raggiungere un lavoro da sempre tenuto stretto a morsi di fame provenienti da più pance, lavori sottopagati e sottostimati, disabili e ancora infinite altre categorie non hanno avuto solo la paura del covid-19. Hanno sentito il terreno letteralmente mancare sotto i piedi per tanti motivi.

    Il primo la perdita del lavoro, a cascata l’impossibilità di sfamare le bocche rimaste tutte dentro casa. La pressione nelle quattro mura è salita. Il sonno è sparito. Le notti si sono mescolate al giorno aggrovigliandosi nei pensieri in cerca di soluzioni. Orgoglio e dignità sono state messi da parte mentre ci si confidava con amici e parenti. Si lanciavano i primi SOS. Sussurri all’inizio. Ma chi è abituato ad aiutare dal basso ne ha riconosciuto i segnali.

    In città sono tante le persone di per sé fragili. Il bisogno dei servizi welfare cammina silenzioso come il virus di cui abbiamo iniziato ad aver paura. Non conosciamo chi ha necessità del reddito di cittadinanza nonostante la vita al sud non sia carissima (non al pari di città come Roma o Milano), ma i “picciuli” non bastano.

    La Sicilia, secondo i dati Eurostat, è tra le 15 regioni, rispetto alle 239 regioni analizzate, con il più alto tasso di disoccupazione (insieme a Campania e Calabria). Al 12° posto, per l’esattezza, con una percentuale del 20%. Ma il record italiano è tutto della Sicilia per i giovani (15-24 anni):  oltre la metà dei ragazzi (51,1%, -2,5%) non lavora, il sesto dato più elevato in Ue.

    Per il rapporto presentato da Save The Children, invece, quasi 1 genitore su 7 tra quelli in condizioni socio-economiche più fragili, pari al 14,8%, ha perso il lavoro per via dell’emergenza Covid-19, oltre la metà lo ha perso temporaneamente. Più di 6 genitori su 10 stanno facendo i conti con una riduzione temporanea dello stipendio (compresi quanti sono in cassa integrazione o in congedo parentale) tanto che, rispetto a prima del lockdown la percentuale di nuclei familiari in condizione di vulnerabilità socio-economica che beneficia di aiuti statali è quasi raddoppiata, passando dal 18,6% al 32,3%.

    Quasi la metà di tutte le famiglie con bambini tra gli 8 e i 17 anni intervistate, pari al 44,7%, ha dovuto ridurre le spese alimentari e il consumo di carne e pesce (41,3%). Un dato ancora più allarmante se si considera che prima del lockdown il 41,3% delle famiglie più fragili beneficiava del servizio di mensa scolastica per i propri figli e per quasi tutti loro (40,3%) questo servizio era esente o quasi da pagamenti. Tradotto, vuol dire che per quei bambini almeno un pasto al giorno, almeno, era garantito.

    Il 21,5% delle famiglie non ha potuto comprare medicinali necessari o ha dovuto rinunciare alle cure mediche necessarie per mancanza di soldi. Una famiglia su cinque, infine, ha dovuto ricorrere a prestiti economici da parte di familiari o amici e il 15,5% ha dovuto fare conto su aiuti alimentari. Quindi il rischio per bambini e adolescenti ai tempi del Coronavirus è già una triste realtà.

    Se davvero qualche rosa si può cogliere in mezzo a tanto fango è quella della solidarietà. A Trapani una mano concreta arriva da Teresa Emanuele. «Ho affidato 12 anni fa la mia vita alla Provvidenza. Lasciando tutto quello che avevo per ringraziare Dio di ciò che mi aveva dato. Gli ho offerto tutto e, senza chiedere aiuti alle istituzioni, ho fondato l’Associazione San Giuseppe Lavoratore Onlus con sede in via Cosenza 74, ad Erice Casa Santa. Negli anni, ho sempre accolto persone che avevano bisogno d’aiuto e con problemi senza fare distinzione: dalle ragazze che necessitavano di supporti economici e psicologici (dandogli domicilio completo e vivendo con loro per 4 anni, accogliendo in questo periodo 38 donne), fino alle famiglie con il progetto “Adotta una famiglia concittadina» ci racconta Teresa

    «In un anno riusciamo ad aiutare 50 famiglie del territorio. E’ vero, negli anni sono cambiate tante cose, anche il reddito di cittadinanza ha contribuito a sostenere questi nuclei ma non abbastanza da poterli far camminare da soli. Come Associazione poi, cerchiamo sempre di andare oltre al solo supporto materiale, a volte una pacca sulla spalla o l’ascolto sono molto importanti. Cerchiamo di raggiungere la dimensione spirituale attraverso la nostra presenza e l’amore della Provvidenza»

    Cosa è successo a Trapani durante l’emergenza Covid-19?

    «Prima ancora degli aiuti istituzionali, ho attivato la mia macchina e sono partita immediatamente con il progetto “Aggiungi un posto a Tavola”. E’ stato come mettere la pentola sul fuoco dove non si sapeva come fare. Il disagio in alcune zone del trapanese è palpabile. Ho cercato di raggiungere non tanto quelle famiglie che aiuto già, ma quelle che il giorno prima avevano un lavoro e che oggi non lo hanno più. Nuovi invisibili, nuove emergenze ».

    Come vi siete mossi?

    «Abbiamo lanciato un appello subito accolto da un’altra Associazione, “Trapani Centro”, che ci ha aiutato a fare una raccolta on line, e poi tanti altri hanno aderito alla raccolta»

    I passi successivi?

    «Li ha fatti la Provvidenza. Abbiamo assistito dal nulla al moltiplicarsi dei volontari per le consegne, e a quello dei pacchi. La generosità delle persone ad aiutarmi ad aiutare Dio».

    Il vostro dunque è stato più che altro un supporto alimentare…

    «Si. Abbiamo puntato alla resilienza come il pane capace di far fronte  positivamente a quello che stava succedendo intorno a queste famiglie. Abbiamo fatto sentire loro la nostra vicinanza, la possibilità di continuare ad esserci come uomini e donne nonostante tutto. Poi un aiuto fondamentale è arrivato da entità più grosse come la Croce Rossa e la Protezione Civile»

    Cosa l’ha colpita di più in queste giornate?

     

    «L’imbarazzo, il pudore nel chiedere. Stiamo parlando di persone che fino a ieri lavoravano negli uffici, avevano il negozio e sono rimasti a casa. La cassa integrazione non arriva, così pure il buono per le p.i. e i voucher sono finiti. Una ragazza su Whatapp mi ha scritto “sono rimasta davanti a questo messaggio per dieci minuti perché mi sembra male chiedere. Ora te lo invio, magari mi vuoi ancora aiutare”».Teresa, la sua associazione e la Provvidenza non si sono fermati. «Non siamo intervenuti con un pacco e basta. Per Pasqua abbiamo recapitato le uova di Pasqua ai bambini per rendere più dolce quelle giornate. Per il primo maggio ho chiesto chi volesse fare una torta a casa. Ne sono arrivate 70. Ci sono voluti due giorni per consegnarle. Il progetto l’abbiamo chiamato “Una dolcezza per il primo maggio”, una speranza per il lavoro che tornerà. Abbiamo pensato di confezionarle con un messaggio a forma di cuore. La gente è generosa e apprezza. Un messaggio ricevuto in quell’occasione diceva “mi sono sentita abbracciare»

    Oggi le raccolte all’Associazione San Giuseppe Lavoratore Onlus continuano. In Via Cosenza n. 74 – Casa Santa Erice Teresa e i suoi volontari ricevono frutta, verdura, pane, pasta, latte, uova, legumi, olio, farina, zucchero, pannolini, detergenti, vestiti e tutto ciò che può servire a chi si trova in difficoltà. Potete chiamare Teresa a questo numero 3899474440, visitare pagina Facebook dell’Associazione o fare una donazione IBAN: IT41R0760116400001009162692.

    Il covid-19 ci ha insegnato che i nemici da combattere possono essere invisibili. Anche i problemi e le crisi non si vedono, eppure devastano.

    Teresa Emanuele per Aggiungi un posto a tavola

    Buongiorno dall'Associazione San Giuseppe Lavoratore Onlus!Oggi sistemiamo un po' la dispensa, organizzando la spesa appena fatta. Grazie di cuore a chi ha sostenuto il progetto, tanto abbiamo fatto e tanto vogliamo ancora fare ma abbiamo bisogno del vostro aiuto, perché le grandi opere si realizzano grazie a tante mani che insieme si aiutano e raggiungono incredibili obiettivi 💕Oggi parla Teresa Emanuele, fondatrice della casa San Giuseppe, che da oltre 12 anni lavora a sostegno di giovani e famiglie in difficoltà!Se vuoi aiutarci sostenendo la causa, vieni a trovarci in Via Cosenza n. 74 – Casa Santa Erice oppure chiama il numero 📞 3899474440

    Pubblicato da Aggiungi un Posto a Tavola su Venerdì 8 maggio 2020

     

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