Signor Sindaco, come commenta le immagini della movida trapanese poco attenta alle norme anti contagio rimbalzate sui social i giorni scorsi?
«Partiamo dal presupposto che a Trapani non ho l’autorità di Pubblica Sicurezza come l’avevo quando ero sindaco a Valderice ed Erice dove mancava una Questura. Nel territorio trapanese, esiste un Prefetto che ha previsto dei controlli.
Relativamente ai fatti dell’altra sera, alle 00:10 ho ricevuto video-messaggio che mi documentava giovani ammassati senza mascherina intenti a passarsi bottiglie di birra.
Alle 00:12 ho chiamato, come un normale cittadino, presentandomi, chiedendo di inviare dei controlli. Ecco quello che tutti dovrebbero fare: innanzitutto evitare comportamenti del genere e, quando si manifestano situazioni simili, essere responsabili chiamando il 112 e fare in modo di far disperdere la massa.
Capisco che ci sia tanta voglia di libertà. Domenica me ne sono concesso anch’io una boccata. L’ho presa al mare, in barca, sempre con il giusto distanziamento e responsabilmente. Comprendo che chi vive insieme sotto lo stesso tetto e chi ha una relazione stabile con il proprio partner fatichi a rispettare determinate norme, e oggettivamente non servono applicate al nucleo ma, se si decide di uscire e di incontrare altra gente, di immettersi all’interno della società, allora si, le regole vanno applicate e rispettate.
E’ vero Trapani sembra una specie di “Eden” ma le precauzioni vanno prese, sempre. La mascherina dovrà essere la nostra seconda pelle e il distanziamento sociale, la nostra confort zone almeno fino a quando non troveranno un vaccino. Il resto è filosofia spicciola che i tuttologi scrivono su Facebook.»
Molti giovani sono stati visti senza la mascherina. Dopo tre mesi di lockdown il pressing, forse, andrebbe fatto sulle famiglie? Ciò che manca pare sia l’educazione al senso civico…
«Non è una novità, a Trapani il senso civico non c’è mai stato e oggi questo nervo scoperto brucia ancora di più. Le norme, qui come nel resto d’Italia, sortiscono un effetto quando vengono sanzionate (pensiamo all’uso del casco o alla cintura di sicurezza). Se arriva la multa allora calano i trasgressori altrimenti, è stato appurato, che il buon senso aiuta poco. Ovviamente questo non vale per tutti. Noi siamo stati tra i comuni in prima linea per garantire il rispetto delle regole di distanziamento sociale adottate dal governo e i dati di queste settimane vanno ascritte al merito dei cittadini e degli operatori – compresi i dipendenti comunali – che in queste settimane hanno vigilato sulla nostra sicurezza, sanitaria e non solo. In ragione di ciò, avendo seguito il dibattito tra i costituzionalisti, visti i risultati raggiunti, ritenevamo che la nostra regione venisse trattata diversamente da quelle del nord. Tale considerazione non rappresenta una polemica politica ma l’estrinsecazione in fatti di analisi tecniche, sia giuridiche, sia scientifiche. Volevamo che venisse rispettato il principio dell’eguaglianza sostanziale: in situazioni uguali trattamento uguale, in situazioni diverse trattamenti diversi.»
Come pensate di controllare questo problema con la ripartenza dell’economia, insomma, sono due elementi che pare cozzino tra di loro: da una parte si vuole aiutare i commercianti a ripartire, dall’altra si alita sul collo a chi mette il naso fuori, una patata bollente lasciata in mano agli amministratori
«Adesso il Governo s’è “inventato” gli assistenti civici, un’iniziativa già intrapresa a Trapani e in altri comuni italiani: noi paghiamo un rimborso spesa a dei volontari per la sorveglianza di alcune zone come il Cimitero, il campo Coni, i giardini pubblici…Insomma ancora una volta nessuna novità da Conte. Noi facciamo quel che possiamo con le risorse a nostra disposizione e nelle nostre disponibilità. È chiaro che la fase 2 è quella che richieda un senso di responsabile individuale maggiore; con la riapertura quasi totale i controlli saranno più difficili, pertanto l’appello al buon senso dei singoli resta. Ciò non toglie che prevediamo nuove restrizioni, laddove non sapessimo rispettare il diritto alla salute, in primo luogo degli altri e poi anche proprio»