Mentre il calendario scorre e la data fissata per un’ipotetica riapertura della Sicilia si avvicina, il governatore Musumeci si pronuncia in fatto di confini e ci mette il cuore: «Con il cuore aprirei l’isola a tutti dal 7 giugno ma dobbiamo aspettare il dato epidemiologico».
«Noi in Sicilia – ha detto Musumeci – abbiamo fatto una ordinanza che impedisce di entrare nella regione non fino al 4 ma fino al 7 giugno. E ora dobbiamo farne un’altra che conferma questa o la modifichi. Aspettiamo il dato epidemiologico nazionale che sta per arrivare e sulla base di questo decidiamo».
Insomma il pressing dei numeri del contagio stressano l’Isola la stessa che, per fortuna, rispetto ad altre regioni d’Italia, non ha registrato dosi massicce di contagio durante la fase 1.
Risultato, questo, raggiunto anche grazie alla rigidità della ferrea condotta utilizzata dal presidente Musumeci che, cosciente del suo sistema sanitario, ha blindato la Sicilia per mesi. Scelta che ha dato delle risposte. I numeri dei casi positivi al covid-19 registrati in Sicilia, non sono stati molti o comunque non hanno certo toccato le vette raggiunte nelle regioni del nord. Cosa sarebbe successo se il Sistema Sanitario Siciliano avesse dovuto supportare e sopportare solo la metà dei casi registrati in zone come Lombardia o Veneto?
Così mentre proprio ieri da Milano il sindaco Giuseppe Sala inviava battute da milanese imbruttito sui test per le sue vacanze, in maniera più prudente oggi Musumeci non lascia attendere la risposta
«L’amico Sala se vuole venire in Sicilia, con piacere: non gli chiederemo alcuna patente, neppure quella dell’auto. Mi sembra una esagerazione la sua, non tutti gli amici della Lombardia o dell’Emilia Romagna sono portatoti di virus. Sala ha fatto una battuta infelice, chiunque vorrà venire in Sicilia rispettando protocollo sicurezza sarà il benvenuto»
In un’intervista al Messaggero Musumeci afferma: «La Sicilia potrebbe riaprire più tardi. – e aggiunge- Serve un filtro sanitario per i turisti».
Insomma una garanzia, nonostante il direttore dello Spallanzani, Giuseppe Ippolito, proprio qualche giorno fa, sottolineasse la poca rilevanza scientifica per i test sierologici e le patenti
Insomma al “passaporto sanitario” o alla patente di immunità Musumeci preferisce «Io lo chiamo protocollo per potere garantire la sicurezza sanitaria e la tranquillità sociale di chi in Sicilia arriva e di chi in Sicilia vive. -afferma- Stiamo lavorando per mettere a punto questo documento che dia serenità a tutti. A chi arriva chiederemo garanzie sullo stato di salute, informazioni sulla situazione familiare a proposito di malattie e virus». E annuncia che nelle prossime ore deciderà «che cosa deve presentare un turista lombardo o di altra provenienza. Occorre filtrare chi arriva da noi». Parlando del governo Conte sostiene che ha avuto “fasi alterne”.
Sul ’clima d’odio’ denunciato dal governatore lombardo Fontana, Musumeci dice: «Non mi pare proprio, nei nostri ospedali abbiamo ospitato pazienti bergamaschi, arrivati quasi in coma. E sono andati via guariti dopo essersi tatuati per ringraziamento l’immagine della Sicilia sul petto». Lo stesso Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, ospite di Zapping su Radio 1 diceva «Bergamo è stata aiutata in tanti modi e tanto da alcune città del Sud, in particolare da Palermo. Tante forme di solidarietà di cui siamo veramente grati e io sinceramente non ho colto pregiudizi nei nostri confronti. Forse -ha continuato- ce la siamo anche un pò tirata. La Lombardia ha tanti primati e vanno riconosciuti, ma questo ha forse costituito le premesse per un sentimento non proprio di simpatia nei nostri confronti. Quando la Lombardia come successo in questi mesi, di fronte a una prova molto ardua, ha rilevato qualche falla, forse qualcuno ha detto ‘vedi quelli che facevano tanto i fenomeni’. Ma da qui a dire che ci sia un sentimento anti lombardo credo ce ne passi»
E sempre Giorgio Gori: «Abbiamo un debito con Palermo. I nostri concittadini sono stati accuditi e coccolati, ora vogliamo restituire una disponibilità e una solidarietà che abbiamo ricevuto» ha detto inviando pc ai bambini dello zen per aiutarli per la didattica a distanza.
«Tutti insieme – ha spiegato il governatore siciliano- presidenti regionali e governo, dobbiamo confrontarci e credo lo faremo sabato. Non si può avviare una fase in una logica da macchia di leopardo. Ci vuole una responsabilità condivisa da tutti».
Il Presidente Musumeci, ha poi concluso: «L’Italia può ripartire cominciando dal Sud con un grande piano di infrastrutture».