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    Da Palermo a Trapani, i cinema restano chiusi, la decisione degli esercenti:«siamo al collasso, bisogna intervenire»

    In Sicilia sono 127 le strutture cinematografiche ancora ferme. E quelle che sicuramente resteranno chiuse, sono le sale cinematografiche di Palermo e Trapani.

    Lo hanno deciso all’unanimità gli esercenti delle due province della Sicilia occidentale. Sebbene resta confermata l’apertura delle arene, prosegue, la serrata delle sale al chiuso. «Pur prendendo atto delle prescrizioni migliorative contenute nell’ultimo Dpcm e nell’ordinanza del governatore Musumeci -dicono Andrea Peria, presidente Anec Palermo e vice presidente di Camera di Commercio Palermo Enna, e Luigi Drago, presidente Anec Trapani-, l’assemblea ha stabilito per la non riapertura delle sale in quanto tutte le aziende del comparto cinematografico, a 110 giorni dalla chiusura, sono in pieno collasso finanziario».

    «Nel frattempo, nessuna misura compensativa promessa è mai arrivata o, se anche deliberata, non ancora ha avuto effetti concreti -aggiungono Peria e Drago-. Restiamo in attesa dell’indennizzo da mancato sbigliettamento previsto in legge finanziaria regionale, dell’esenzione Imu e Tari, senza parlare della cassa integrazione a singhiozzo».

    Ed il prossimo mercoledì 24 giugno, una delegazione di esercenti sarà ricevuta dal presidente dell’Assemblea regionale Gianfranco Miccichè per chiedere «un aiuto rapido e concreto» per la ripartenza delle sale. «Cerchiamo un sostegno per rendere operativo lo strumento della cedibilità del credito d’imposta già riconosciuto dallo Stato alle nostre sale e già, quindi, in nostro possesso. Ovvero trasformare in liquidità finanziaria, necessaria alla ripartenza, il tax credit già acquisito con decreto del Mibac.» spiegano Peria e Drago durante l’assemblea di Palermo, allargata ai colleghi trapanesi, dove era presente anche il vicepresidente trapanese di Anec, Francesco Pipitone di Alcamo  che continuano:«Attendiamo con ansia anche la convocazione del presidente Musumeci per spiegare le nostre ragioni, tutta la nostra filiera produttiva è allo stremo delle forze».

    L’unico comparto ancora fortemente penalizzato che vale il 5 per cento del Pil. «Abbiamo deciso che, in assenza di segnali tangibili e di risposte concrete, giovedì 2 luglio, saremo tutti in piazza Indipendenza per manifestare con forza l’inefficienza di questa classe politica», concludono Peria e Drago.

     

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