Sono state confermate, dal tribunale del Riesame di Palermo, tutte le misure cautelari emesse dal Gip Claudia Rosini nell’inchiesta «Sorella Sanità». Lo scorso 17 giugno la conferma era arrivata in anticipo per Fabio Damiani, 55 anni, ex direttore generale dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Trapani, oggi in carcere, e Antonio Candela, 55 anni, ex commissario per l’emergenza Covid del governo siciliano, ora agli arresti domiciliari.
I giudici hanno ora respinto le istanze di Salvatore Manganaro faccendiere di Damiani e ora con lui alle sbarre, Giuseppe Taibbi e degli imprenditori A. M., C. D. S., F. Z., R. S., I. T. e S. N., tutti ai domiciliari.
I personaggi principi dell’indagine coordinata dal procuratore aggiunto di Palermo Sergio Demontis, condotta dalla Guardia di Finanza, sono Fabio Damiani, dg dell’Asp trapanese e alla guida anche della Cuc, centrale unica di committenza per gli appalti della Regione, e Antonio Candela, dg dell’Asp palermitana e commissario per l’emergenza Covid in Sicilia.
L’inchiesta della Guardia di Finanza coordinata dalla procura di Palermo, narra di appalti per 600 milioni di euro dove veniva richiesto una tangente del 5% per il “condominio della sanità siciliana”.
In appello, al riesame, attese le richieste pm Giovanni Antoci e Giacomo Brandini. I due pubblici ministeri chiedono misure più dure per chi si trova ai domiciliari e per altre cinque persone. Inoltre per tre indagati, fra cui il deputato regionale dei Popolari e autonomisti, Carmelo Pullara, hanno richiesto i domiciliari.