Benvenuti a Trapani, la prima città covid free. Quella per la quale i trapanesi sono andati in escandescenza quando, a giugno, un servizio di Rete4, un pò dritto e un pò a rovescio, la stava raccontando male, anche per bocca degli stessi cittadini, tanto da comprometterne l’immagine e il conseguente turismo.
Oggi, due mesi dopo quel racconto di parole e immagini, ci è capitato di andare in giro, come molti di voi, per spiagge, locali, negozi, accorgendoci che, nella maggior parte dei casi (lo sottolineamo MAGGIOR PARTE) le regole del distanziamento e delle mascherine, sono un optional.
Percorrendo il litorale trapanese le spiagge sono affollate e quando il comune cambia per farsi ericino (a Trapani, per chi non fosse della zona, succede che, i confini con quello di Erice, si fanno molto stretti, tanto che, in alcuni punti, basta attraversare una strada per ritrovarsi in campo ericino e viceversa), anche la spiaggia di San Giuliano non conosce le regole del distanziamento (nonostante i sacchi buttati qua e là, per delimitare la distanza imposta dal dpcm di inizio estate da rispettare tra i bagnanti).
La costa è lunga e, dopo aver passato Pizzolungo, Bonagia, Lido Valderice si arriva a Cornino, comune di Custonaci, dice la passerella galleggiante, anche quest’anno montata di fronte la lingua di spiaggia del litorale, brulica di natanti pronti a tuffarsi in un’acqua cristallina. In molti, però, sostano su quel maestoso materasso di plastica che promette divertimento a grandi e piccini ma che, oggi, determina l’assembramento da cui bisognerebbe, invece, stare alla larga.
E regole zero (così come i controlli) non solo al largo (dove gommoni, barche e perfino catamarani non rispettano le distanze dalla costa, tra l’altro protetta), ma anche in spiaggia fino a bordo di quella riserva di Monte Cofano andata a fuoco qualche giorno fa e dove la musica “a palla”, invoglia a ballare i giovani al tramonto, cocktail alla mano, abbracciati stretti, appena usciti dall’acqua e senza l’ombra di una mascherina.
Un’atmosfera che invoglia meno gli abitanti delle case limitrofe incapaci di godersi quel relax sognato all’acquisto della villetta a due passi dal mare o a chi, del mare, ha una concezione diversa rispetto a quella proposta dallo “stereo a tutto volume” che, a forza di decibel, è capace di far saltare persino le patelle avvinghiate agli scogli da mesi. Mascherine assenti anche dai volti degli addetti alle informazioni che, sotto il caldo cocente all’interno della capannina di fronte le spiagge, indicano i parchimetri più vicini e proferiscono altre informazioni a chi si avvicina (oltre 1 metro?).
Anche questi, come l’altra cornice incastonata in un perfetto quadro naturalistico della Baia Cornino, resta, giornalmente, sotto gli occhi e le orecchie di tutti. Sotto accusa, quindi, non è solo il comune di San Vito lo Capo, nei giorni scorsi, interpellato relativamente ad alcunesegnalazioni pervenute in merito al distanziamento e “all’attacco ombrelloni”.
Eppure, le regole sono chiare. Il ministro Speranza, tra l’altro, le ha rinnovate fino al 15 agosto: la mascherina è obbligatoria «nei luoghi al chiuso accessibili al pubblico, inclusi i mezzi di trasporto e comunque in tutte le occasioni in cui non sia possibile garantire continuativamente il mantenimento della distanza di sicurezza»
Insomma, la signora Angela di Mondello, che viene remixata in spiaggia, ha sdoganato il covid anche a Trapani: “non ce n’è coviddi”. Quindi volto scoperto o mascherina indossata lasciando libero il naso è quello che ci si trova quando si va a comprare le sigarette o a prendere il caffè in alcuni bar.
E mentre a Milano, Fontana calca Speranza firmando una nuova ordinanza che impone l’uso della mascherina nei «luoghi al chiuso accessibili al pubblico, inclusi i mezzi di trasporto» e anche «all’aperto in tutte le occasioni in cui non sia possibile garantire continuativamente il mantenimento della distanza di sicurezza interpersonale di un metro tra soggetti che non siano membri dello stesso gruppo familiare oppure conviventi. In ogni caso la mascherina deve essere sempre detenuta con sé ai fini del suo eventuale impiego» a Trapani si balla.
Eppure anche a Trapani c’è stato il tempo della paura, quando era forte e si puntava l’indice criticando dal basso verso l’alto lo stivale. Si chiamava “untore” il nord. “Colpevole” chi viveva in Lombardia, in Veneto, in Emilia. Si diventava più che opinionisti all’interno del web quando, allo stop del lockdown, la gente andava ai Navigli a fare l’aperitivo, a Trastevere o piazza del Plebiscito, attaccando, in prima linea, le foto, di quella gente che abusava della libertà ricevuta, per ritrovarsi, sulla stessa linea, a fare lo stesso, subito dopo. Oggi a San Vito lo Capo e a Trapani sono delle ordinanze a vietare musica e alcool, per contenere gli animi più caldi.
Nei momenti di incertezza ci si vestiva addirittura da doganieri dentro i social (e non solo), provando a vietare gli accessi in una Sicilia che oggi continua ad accogliere migranti da ogni dove(tanto che gli sbarchi sono diventati emergenza nazionale), per chi accennava a far rientro a casa. Ci si “metteva di traverso” contro quei ragazzi universitari lontani dalle famiglie. Si indossavano le toghe improvvisandosi giudici: “Non dovete venire” si urlava, ma oggi, per il dio denaro, la memoria si è fatta corta. L’economia ha scavalcato la priorità precedentemente imposta dalla salute.
E’ arrivata l’estate. La massa muscolare del covid è evaporata ma, non completamente la sua forza. I positivi e gli asintomatici restano e circolano. Le morti sono diminuite ma di fatto, si è zittita quella voce che continuamente e incessantemente ci aggiornava di un bollettino che toglieva il fiato più dei 40 gradi all’ombra che nel frattempo sono arrivati insieme ai turisti.
Si, sono arrivati anche loro, quelli che si temeva non arrivassero. La catastrofe paventata, fortunatamente non s’è palesata ma, senza un effettivo controllo (perché la gente arriva da tutte le parti è la stessa di cui si aveva paura a febbraio, marzo, aprile, quella che si accusava, si additava, si chiamava untrice), ad aumentare il rischio è il sud.
Le persone allegramente danzanti, strette strette, insieme a tutte quelle che schifano le mascherine, possono essere positive o asintomatiche. E proprio nei giorni in cui Trenitalia e Italo sono costrette a tornare sui loro passi in merito alla scelta di occupare il 100% dei posti in treno, dovrebbe far pensare. Perchè mentre ci si mescola senza protezioni, il rischio non arriva solo dai migranti, ma da tutti gli irresponsabili.
Il meme della signora Angela funziona. Il videogioco è divertente e poi ormai è un tormentone. Quindi non ce ne vorrà se lo adattiamo così: a Trapani non ce n’è coviddi. Del resto è stata la prima città covid free.
Probabilmente chi ha davvero visto e vissuto sulla sua pelle la morte e sa cosa vuol dire covid, non ci balla su. Mantiene davvero le distanze. Insomma, ci vuole responsabilità e coerenza, controllo e rispetto, perché il Sistema Sanitario Isolano è rimasto lo stesso di prima e settembre, non è lontano.