Un duro braccio di ferro diplomatico tra Italia e Libia per liberare i 18 pescatori sequestrati, a 18 miglia dalla costa libica, dai militari del generale Khalifa Haftar che in cambio, pare chieda la liberazione di 4 suoi connazionali. Si tratterebbe di 4 calciatori libici condannati a 30 anni per traffico di migranti.
Una faccenda che sembra essersi imbrogliata oltre le reti da pesca e studiata a tavolino proprio per riuscire a sbrogliare una matassa aggrovigliata tempo fa. E’ il 2015 quando Joma Tarek Laamami, di 24 anni, Abdelkarim Al Hamad di 23 anni, Mohannad Jarkess, di 25 anni, Abd Arahman Abd Al Monsiff di 23 anni, furono arrestati e successivamente condannati dalla Corte d’assise di Catania e poi dalla Corte d’appello, con l’accusa di avere fatto parte del gruppo di scafisti responsabili della cosiddetta “Strage di Ferragosto” in cui morirono 49 migranti che viaggiavano a bordo di un barcone.
Il natante, con a bordo 313 migranti e 49 salme, fu soccorso nel Canale di Sicilia nell’estate del 2015 dalla nave militare Cigala Fulgosi. La causa della morte per i 49 natanti fu l’assenza di aria nella stiva. Oggi da una parte all’altra delle coste le famiglie chiedono che vengano fatti rimpatriare i propri familiari: quelle dei 4 calciatori, perché li ritengono innocenti e vittime di uno sbaglio sbandierato con cartelloni di protesta “sono calciatori non trafficanti”, atleti che volevano fuggire in Europa.
A Mazara, dove i familiari non ricevono notizie degli armatori di “Antartide” e Medinea” da 14 giorni, sono pronti ad andare a Roma per farsi sentire se fosse necessario. Nel frattempo dalla Capitale nessuna conferma o smentita rispetto alla presunta richiesta di scambio