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    Prende in ostaggio il figlio di 4 anni e minaccia di ucciderlo prima di suidicarsi; arrestato dopo una lunga trattativa

    Ha preso in ostaggio il figlio di 4 anni barricandosi in casa con un fucile a canne mozze minacciando di uccidere il bambino e suicidarsi. Poi, per dodici ore ha tenuto con il fiato sospeso un quartiere che mai, come questa volta, si è schierato dalla parte delle forze dell’ordine. Cercavano in tutti i modi di far ragionare quel padre cinquantanovenne, con diversi precedenti penali, che ha trattato con carabinieri e polizia perché supponeva una revoca dell’affidamento del minore a seguito di una separazione con la propria compagna, la stessa che ha lanciato l’allarme per quanto stava succedendo. La madre di quel bambino, con la quale Giuseppe Frasillo, (questo il nome dell’uomo che nel frattempo teneva prigioniero suo figlio in una delle tante case anonime dei palazzi di Mazara 2), aveva vissuto 13 anni ma che, aveva, però, lasciato da tempo.

    Un’odissea che ha coinvolto psicologi e forze dell’ordine ma che sentiva pulsare il battito cardiaco di case silenziose dove gli occhi sono sempre vivi perché vigili e attivi h24 contro la giustizia. Ma non ieri. Ieri le telecamere di pregiudicati, spacciatori, tenevano incollati agli schermi intere famiglie come se tutta la vicenda fosse una telenovela ricca di intrighi d’amore, sociologici, psicologici e persino crimilali tanto da arrivare finanche alle orecchie di chi, magari, si trovava ai domiciliari.

    Frasillo è stato protagonista degli obiettivi delle cronache più o meno popolari sin dalle prime ore della mattinata di ieri, giovedì 22 ottobre, quando con un fucile a canne mozze, dopo aver inviato un pò di messaggi inquietanti a diverse persone vicine alla sua ex, nei quali minacciava di compiere un insano gesto contro il bimbo e contro sé stesso, si è barricato in casa con il bambino.

    Immediato è stato l’arrivo degli agenti sul posto per far ragionare e desistere l’uomo che pretendeva di voler parlare al telefono con la moglie, tenendo il minore sotto minaccia.

    Al fine di scongiurare un pericoloso ed estremo atto dimostrativo contro la donna, si instaurava una lunga mediazione, con l’ausilio di una psicologa e di un’assistente sociale.

    Tenuto conto del forte stato di agitazione e il protrarsi della trattativa che non sembrava sortire alcun effetto, veniva richiesto l’intervento del Nucleo Operativo Centrale di Sicurezza (N.O.C.S.).

    Solo alle 18.00 circa, dopo l’ennesima mediazione, l’uomo permetteva agli operatori della Polizia di Stato il recupero dell’arma. Successivamente si riusciva ad ottenere l’ingresso nell’abitazione della psicologa, dell’assistente sociale nonché del figlio maggiorenne dell’uomo, sotto il costante monitoraggio dei responsabili dell’attività di mediazione.

    Dopo alcuni tentennamenti ed un’ennesima trattativa, durante la quale si offrivano al soggetto rassicurazioni circa l’affidamento del minore, il bimbo veniva fatto uscire con il fratello.

    A quel punto, l’uomo veniva arrestato senza resistenza con le accuse di sequestro di persona, violenza privata aggravata e detenzione abusiva di arma alterata.

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