More

    Pescatori Libia: il Prefetto di Trapani «Lo Stato sta lavorando per la loro liberazione» la moglie di un pescatore: «nemmeno gli animali si trattano così»

    «Lo Stato sta lavorando per la liberazione dei 18 pescatori e devo dirvi che uno di quelli che più si sta impegnando è il ministro Bonafede che sta dando impulso ai suoi colleghi di governo affinché la vicenda si risolva». Queste le parole pronunciate dal Prefetto di Trapani, Tommaso Ricciardi, nel corso di un incontro nell’aula consiliare del comune di Mazara del Vallo con i familiari dei marittimi bloccati da 103 giorni a Bengasi dagli uomini di Haftar (risale allo scorso 1 settembre, infatti il sequestro delle milizie del generale).

    Ma Cristina Amabilino, moglie di uno dei pescatori tutt’ora bloccati in Libia da 103 giorni in Libia non ci sta e stanca risponde: « Mi dispiace, noi veniamo da un presidio di 55 giorni a Roma. Non possiamo certo dire che il ministro Bonafede , nostro concittadino, ci è stato vicino. Se poi vogliamo dire che dobbiamo affidarci a chi gestisce la situazione, noi ci affidiamo, purtroppo, a chi c’è. E ci sono loro. Ma se dobbiamo giustificare le azioni del Ministro Bonafede, mi dispiace, perché non ci è stato vicino. Se poi lavora. Certo, è normale. Tutti noi lavoriamo. Anche lo stesso ministro Di Maio lavora. Lentamente, ma lavora. Perché dopo 103 giorni, mi dispiace ma non ci sono giustificazioni. Sono esseri umani. Sono esseri umani. Nemmeno gli animali si trattano così. C’è rispetto anche per gli animali. Figuriamoci per gli esseri umani. Sono i nostri uomini. Ognuno abbiamo un dolore in comune diverso. Quello di una madre che non è paragonabile, quello di una figlia, quello di una moglie. Abbiamo urlato per farci ascoltare però. Abbiamo tanto urlato. Dopo 103 giorni se dite ci mettiamo nelle mani di Dio, ok. Se dite che stanno facendo tantissimo: no , perché una vittoria si porta in breve tempo in questa questione. Una trattativa non si conclude sulla pelle di 18 uomini, l’ho sempre detto. Qualsiasi essa sia. Noi abbiamo rispetto delle Istituzioni. Ne abbiamo avuto tanto rispetto. Alcune istituzioni non hanno avuto rispetto per noi. E come ho già detto a noi il Governo ci ha tolto le tende sotto la pioggia, quindi non vedo tutta questa vicinanza. Se ci avessero dato risposte e certezze noi oggi eravamo qui a stringerci nel nostro dolore ma non  a metterci contro il Governo»

    Il Prefetto ha quindi detto di capire perfettamente e di condividere lo sfogo soprattutto alla luce di quanto successo lo scorso sabato 5 dicembre, quando, una nave cargo, la “Mabouka“, battente bandiera turca, era stata fermata al largo di Derna dai militari di Haftar. Il giovedì successivo (5 giorni dopo), però, la stessa nave, veniva dissequestrata come annunciato dal portavoce militare di Haftar, il generale Ahmed al Mismari, il quale annunciava che la nave, dopo aver pagato una multa, per aver violato le acque libiche, veniva rilasciata. Il portavoce, ometteva di dire che Erdogan aveva avvertito le milizie bengalesi che: «Chi tocca i nostri interessi diventa un obiettivo legittimo per la nostra ritorsione». E, dopo un “viaggio perlustrativo” di aerei o droni in territorio libico, è avvenuta la liberazione del cargo, dietro pagamento di ammenda.

    A seguito di questo sequestro lampo, è naturale, se non altro, l’indignazione dei familiari delle vittime che, da oltre 90 giorni, occupano l’aula consiliare di Mazara del Vallo: «II cargo turco liberato attraverso un riscatto era stato fermato con la stessa motivazione di sconfinamento avanzata ai nostri pescherecci», aveva affermato Macaddino della Uila pesca .

    E da quel momento è iniziata una nuova protesta. Una passeggiata nei pressi dell’abitazione in cui vivono i genitori del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede (mazarese di origine). Genitori soli dentro e fuori le case che ora probabilmente, si guardano dalle finestre. Genitori con 19 figli lontani, tutti partiti per lavoro. Dei 19, oggi, solo 1 può aiutare gli altri 18 a tornare. Il ministro Bonafede.

    Gli altri, sono diciotto pescatori saliti sulla stessa barca che oggi sembra quasi affondare perchè non ha più mare su cui navigare. La galera, infatti, non è per la gente onesta, con la faccia abbronzata dal sole che riflette sulle onde e le mani incallite di onestà.

    Quella che monta sui passi sotto casa dei Bonafede, però, ha più il sapore di una protesta «Sei incompetente – grida Giuseppe Giacalone, armatore di uno dei pescherecci fuggiti la notte del sequestro e padre di uno dei marittimi tuttora ‘in stato di fermo’ in Libia – Com’è possibile che erano a 7 miglia da Tobruk e sono già stati liberati e noi ancora qui ad urlare da 102 giorni?». Si, perchè si contano anche i minuti da quel dannato 1 settembre. Gli animi, nonostante la pioggia ed il vento freddo, sono caldi. Qui c’è anche chi quella notte è sfuggito alla cattura. C’è chi poteva essere al posto dei 18 pescatori (otto italiani, sei tunisini, due filippini e due senegalesi) sequestrati da 103 giorni in Libia.

    «Proviamo la sensazione che il nostro Stato non conti nulla. Oltre cento giorni di attesa sono davvero troppi: un tempo lunghissimo. Ed ora la vicenda della liberazione della nave turca sta generando una rabbia enorme da parte dei nostri concittadini che attendono il rilascio dei propri congiunti. Sembra che il nostro governo non abbia le carte in regola per risolvere questa situazione. Ci sentiamo non tutelati» Aveva detto il sindaco Quinci

    «Capiamo bene che la vicenda è molto delicata, vi chiedo di continuare come state facendo, in modo dignitoso perchè se davvero si può dire qualcosa nessuno può dire che in questo momento di dolore siete mai andati oltre. Mai fuori le righe. In questo momento, ad oltre cento giorni, uscire fuori dai binari è facile ma  – ha raccomandato il prefetto Ricciardi – vi prego di continuare a mantenere i modi che avete avuto fin’ora ». Ha detto oggi il Prefetto durante il suo intervento capendo comunque i toni relativi ai giorni scorsi.

    All’incontro hanno partecipato anche il sindaco di Mazara del Vallo, Salvatore Quinci e il Vescovo di Mazara, Domenico Mogavero, che nei giorni scorsi aveva ipotizzato l’intervento dei Corpi Speciali.

    Ieri notte, nel frattempo «la Commissione Bilancio ha approvato un emendamento al Decreto Ristori che permetterà alle aziende di pesca di Mazara del Vallo bloccate dal sequestro in Libia di 18 pescatori, nonché di un loro motopeschereccio, di avere un consistente indennizzo», ha detto la senatrice di Forza Italia Gabriella Giammanco.  L’emendamento al dl Ristori approvato dalle Commissioni Bilancio e Finanze del Senato che introduce “misure di sostegno ai familiari del personale imbarcato” e “contributi all’impresa di pesca, nei casi di sequestro in alto mare da parte di forze straniere anche non regolari” sarebbe di 500 mila euro nel 2021 a sostegno delle famiglie dei pescatori sequestrati.

    La senatrice azzurra Gabriella Giammanco ha poi proseguito: «Dal primo settembre attendiamo con trepidazione il ritorno di questi lavoratori, il Governo non ci aggiorna sulle loro condizioni di salute e sulle trattative diplomatiche in corso, vogliamo che tornino subito a casa per trascorrere con i loro cari il Natale».  E dopo l’intervento dell’onorevole Tardino, qualcosa sembra muoversi anche a Bruxelles. Pare infatti sia stato inserito nelle conclusioni del Consiglio Ue in corso nei giorni scorsi, un appello rivolto alle autorità libiche affinché «rilascino immediatamente i pescatori italiani trattenuti da settembre senza che sia stata avviata alcuna procedura legale» nei loro confronti.

    «Per quanto riguarda specificamente la Libia, il Consiglio europeo – si legge ancora nel documento – invita tutti gli attori ad agire in confomità ai principi del processo di Berlino. L’Ue ricorda l’offerta di sostenere la guardia costiera libica attraverso la formazione e il monitoraggio, nonché la fornitura di attrezzature e navi, in conformità con il diritto internazionale, compreso il diritto internazionale umanitario».

     

    Video integrale dell’intervento del Prefetto: Prima Pagina TV

     

    QUI tutte le notizie sulla vicenda

    Ultimi articoli