«Devo sbrigarmi, non ho più tempo», continuava a ripetere dal 23 maggio del 1992. Giorno in cui, sull’autostrada A29, l’amico, prima ancora che collega, Falcone saltava letteralmente in aria all’altezza di Capaci, dopo essere atterrato all’aeroporto di Punta Raisi a Palermo. Con lui morivano la moglie Francesca Morvillo, gli agenti Vito Schifani, Rocco Dicilio e Antonino Montinaro, e gli altri membri della scorta Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello, e l’autista giudiziario Giuseppe Costanza.
E di tempo effettivamente gliene rimase poco. Appena due mesi e la sua condanna a morte gli venne consegnata in un blocco di tritolo. Ma il destino gli fece salutare la moglie, Agnese, e i figli Manfredi e Lucia con i quali pranzò il 19 luglio del ‘92 a Villagrazia di Carini prima di radunare la scorta e farsi accompagnare dalla madre, dove passava ogni domenica. Ma lì, non farà in tempo a suonare. Alle 16:58 una Fiat 126 imbottita di tritolo esplode uccidendolo sul colpo, assieme ai cinque agenti della scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Si salva per miracolo solo un poliziotto, Antonino Vullo.
Alla moglie disse: «Quando mi ammazzeranno, sarà stata la mafia ad uccidermi. Ma non sarà stata la mafia a volere la mia morte» Parole che oggi come ieri pesano e che si cerca, in qualche modo, di incastonarle in un tempo senza tempo. Perché se c’è una cosa che da quelle due stragi ha avuto senso, è la rivoluzione che queste vite hanno scaturito. Una rivoluzione culturale ancora in atto. Difficile ma possibile.
In ricordo del 28° anniversario della strage di Via D’Amelio, il 19 luglio, a Trapani, l’Associazione Nazionale Magistrati– sottosezione di Trapani, in collaborazione con il Comune di Trapani, intende promuovere un dibattito aperto ai cittadini sul tema della memoria dei tragici eventi dell’estate del 1992.
La Villa Margherita è la piazza scelta per far incontrare le coscienze civiche di un intero territorio pronto a voler veramente intraprendere la battaglia culturale, prima ancora che giudiziaria, contro la criminalità organizzata di tipo mafioso. E vincerla.
Alla Villa Margherita di Trapani, a partire dalle 20:00 saranno le riflessioni di Roberto Scarpinato, Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Palermo e di Attilio Bolzoni, giornalista del quotidiano La Repubblica, saggista ed autore di numerosi testi sul tema “mafia e antimafia”, ad animare il dibattito aperto a tutti.
Alle 21:00, poi, è prevista una prima assoluta per la città di Trapani. Verrà infatti proiettato il film di Franco Maresco, «La mafia non è più quella di una volta», vincitore del Premio speciale della Giuria alla 76^ edizione della Mostra internazionale del cinema di Venezia. La visione del film è gratuita e l’accesso è libero, nel rispetto delle norme sul distanziamento tuttora in vigore sul territorio nazionale.
Altre e tante le iniziative per ricordare Paolo Borsellino. Il 19 luglio, alle 16:58, ora esatta della strage di Via D’Amelio, una maratona digitale per la legalità, è stata promossa dal Centro Studi Dino Grammatico – Istituto per la Cultura della Legalità. Una «Maratona Digitale» (ovvero di una diretta sulla pagina del Centro ) che vedrà la partecipazione, attraverso dei video-messaggi, di Magistrati, rappresentanti delle Istituzioni, vittime di mafia, giornalisti, impegnate quotidianamente nel contrasto a «cosa nostra».
Il fine dell’evento è sempre quello di mantenere ancora viva, soprattutto nei più giovani, la lungimirante azione di contrasto alla mafia di Paolo Borsellino. Per il celebre magistrato, infatti, «se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo».