Il collegio dei revisori dei conti (costituito da Leonardo Impellizzeri, Giuseppe Coppola, Vito Carollo) non poteva essere nominato con tre distinte votazioni, come nella seduta consiliare del 14 aprile scorso avevano suggerito e poi imposto con emendamento, forti dei numeri in aula, i consiglieri Francesco Cicala (PD) e Ninni Buongiorno (UdC).
Lo ha stabilito con propria sentenza, corredata di puntuali riferimenti giurisprudenziali, la prima sezione del TAR di Palermo che, accogliendo il ricorso proposto dai consiglieri Salvatore Colomba e Giovanni Fontana, ha di fatto sconfessato l’operato del Consiglio Comunale e le nomine che ne sono derivate che sono state annullate.
Inoltre la sentenza del TAR Sicilia nell’accogliere il ricorso di Colomba e Fontana pone a carico della parte soccombente, cioè tutti gli altri consiglieri che hanno votato l’emendamento, oltre ai proponenti Cicala e Buongiorno, le spese del giudizio, liquidato in € 5.000,00 (cinquemila).
Nella sentenza il TAR ribadisce il riconosciuto orientamento giurisprudenziale secondo il quale “anche in Sicilia, ogni consigliere comunale ha diritto di eleggere un solo componente e, quindi, ad esprimere una sola preferenza in seno alle operazioni di votazione”.
“Opinare diversamente – come hanno fatto Cicala e Buongiorno, si legge in sentenza – significherebbe, peraltro, svuotare di contenuto la previsione del voto limitato, che invece tradizionalmente in democrazia è previsto per garantire alle minoranze politiche la possibilità di esprimere propri rappresentanti”.
Nella stessa sentenza si sottolinea come l’emendamento della maggioranza PD-UDC sia stato presentato, e poi votato, “malgrado il responsabile del servizio finanziario ed il segretario comunale avessero espresso parere contrario alla elezione con tre distinte votazioni, motivando ampiamente la loro posizione con riferimento al parere dell’ufficio legislativo e legale della Regione siciliana”.
“Avevamo già detto, con puntuale denuncia politica che i consiglieri del Pd, forti del sostegno dei consiglieri dell’UdC e dei Popolari, hanno fatto valere la logica dei numeri di fatto estromettendo una parte del consiglio, il PdL, dalla indicazione e dalla scelta di almeno uno dei revisori – commenta il sindaco, Camillo Iovino –. Oggi una sentenza del TAR ci dice che avevamo ragione e condanna implicitamente, oltre che la singolare visione giuridica di Pd e Udc, la distorta logica della democrazia e della partecipazione che hanno Pd ed UdC. È la logica del “non faremo prigionieri” che pure hanno tanto contestato a livello nazionale. Ma si sa… predicare bene è facile, razzolare male lo è ancora di più”.
“Esprimo il mio rammarico perché oltre al danno, politico, si aggiunge anche la beffa di un risarcimento, di 5000 mila eruo che, benchè attibuibile alla responsabilità di Cicala e Buongiorno dovrà uscire dalle casse del Comune. È di tutta evidenza – conclude Iovino – che l’Ente valuterà anche una procedura di rivalsa”.