Avrebbero falsato i dati dei positivi sui tamponi effettuati per evitare che la Sicilia finisse in zona rossa. Per questo oggi, i Carabinieri del Nas di Palermo e del Comando provinciale di Trapani hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di misura cautelare agli arresti domiciliari, emessa dal gip di Trapani, su richiesta, in via di assoluta urgenza, nei confronti di appartenenti al Dipartimento regionale per le Attività sanitarie e Osservatorio epidemiologico (Dasoe) dell’assessorato alla Salute della Regione Siciliana.
I reati contestati agli arrestati (il dirigente generale del Dasoe, di un funzionario della Regione e di un dipendente di una società che si occupa della gestione informatica dei dati dell’assessorato) sono falso materiale ed ideologico in concorso. In particolare gli arrestati sono accusati di aver alterato, in svariate occasioni, il flusso dei dati riguardante la pandemia di Covid 19 modificando il numero dei positivi e dei tamponi, diretto all’Istituto Superiore di Sanità, e alterando di fatto la base dati su cui adottare i provvedimenti per il contenimento della diffusione del virus.
Tra le persone indagate nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Trapani che ha portato ai domiciliari, tra gli altri, la dirigente del Dipartimento della Sanità (Dasoe) Maria Letizia Di Liberti, Salvatore Cusimano, dipendente dell’assessorato regionale all’Industria, ed Emilio Madonia, dipendente di una ditta che collabora con la struttura per il flusso dei dati, c’è anche l’assessore alla Salute della Sicilia, Ruggero Razza, Ferdinando Croce e Mario Palermo, direttore del Servizio 4 del Dasoe.
Per Razza l’accusa è di falso materiale e ideologico commesso da pubblico ufficiale.
La memoria fa tornare indietro ad un tempo non troppo lontano che brucia ancora e riapre le ferite non ancora rimarginate e aperte con l’inchiesta “Sorella Sanità“. Una bomba scoppiata all’interno della sanità siciliana n el pieno della pandemia e che raccontava di appalti truccati e mazzette, faccendieri ed imprenditori, tangenti e manager regionali infedeli che, secondo quanto ricostruito dall’inchiesta della Guardia di Finanza e coordinata dalla procura di Palermo, avevano un volume d’affari di circa 600 milioni di euro.
Oggi la storia, non ha insegnato nulla e, seppur in maniera differente, si ripete.
«Non sento c… perchè oggi faranno le valutazioni (dal ministero) e in funzione dei posti letto in terapia intensiva decideranno in quale fascia la Sicilia risiede». Così il direttore generale del dipartimento Salute Mario La Rocca in un messaggio audio Whatsapp del 4 novembre, giorno nel quale la Sicilia diventava zona arancione, con il rischio di diventare rossa inserito nella chat di lavoro dei funzionari che si occupano di inserire i dati ufficiali necessari a elaborare molti dei parametri che decidono il “colore” delle varie Regioni. Quel messaggio audio, che non è collegato all’indagine che ha portato agli arresti di oggi nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Procura di Trapani, il 21 novembre venne pubblicato dal quotidiano ’La Sicilia’ e suscitò polemiche. In quei giorni c’era incertezza sui numeri delle terapie intensive realmente disponibili. Nella chat La Rocca con toni perentori incalzava: «Appena stasera ci chiudono, ognuno sarà responsabile di quello che la Sicilia subirà in termini di restrizioni».
Si scatenarono le polemiche da più parti e il ministero della Salute decise l’invio di personale tecnico e carabinieri del Nas in Sicilia per fare luce sulla vicenda dei numeri. «Ero incavolato, dicevo ai manager di ospedali e Asp che dovevano applicare il piano della Regione destinando posti letto ai malati Covid ma non lo facevano – precisò dopo Mario La Rocca – non avevano gli attributi per imporsi su alcuni medici: perchè ci sono medici che si stanno sacrificando dando l’anima in questa emergenza e ci sono quelli che invece non vogliono occuparsi di questi malati per poter continuare a gestire pazienti in intramoenia»
Nell’ambito dell’indagini sui dati Covid falsati alla Regione siciliana, è stata acquisita una ingente mole di documentazione informatica, a partire dal flusso di mail e di dati dei server dell’assessorato regionale alla Salute e del Dipartimento regionale per le Attività sanitarie e osservatorio epidemiologico dell’assessorato della Salute.
Sotto sequestro i telefoni cellulari anche dell’assessore alla Salute Ruggiero Razza a cui è stato notificato un invito a comparire e contestuale avviso di garanzia per falsità materiale ed ideologica.
Il Presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, ha commentato così a Omnibus su La7, l’inchiesta che ha portato agli arresti odierni per alterazione dei dati su tamponi e positivi trasmessi all’Iss e che vede coinvolto come indagato, l’assessore alla Salute Razza: «Ho letto le agenzie, inutile dire che in questi casi si resta sorpresi. Noi le zone rosse le abbiamo anticipate non nascoste: è storia. Ma bisogna avere rispetto per la magistratura, ho fiducia nell’assessore Ruggero Razza, se fosse responsabile da solo adotterebbe le decisioni consequenziali. Bisogna essere sereni e fiduciosi, sono convinto che la verità emergerà prestissimo».
L’inchiesta nasce dalla scoperta che in un laboratorio di Alcamo (Tp), da qui la competenza della Procura di Trapani, erano stati forniti dati falsati su decine di tamponi. I pm hanno avviato accertamenti che sono arrivati all’assessorato regionale.
Diverse intercettazioni confermerebbero l’alterazione dei dati inviati all’iss.
Il 4 novembre 2020 nel corso di una telefonata Maria Letizia Di Liberti con un interlocutore commenta i dati sui decessi da Covid-19 nella zona di Biancavilla (in provincia di Catania).
Nello specifico Di Liberti – si legge nel provvedimento emesso dal gip – dopo essersi accertata “che un suo interlocutore ” si trovi in compagnia dell’assessore, gli chiede come gestire i dati relativi ai decessi Covid-19 del comune di Biancavilla e cioè se inserirli in unica soluzione o spalmarli in più giorni.
Sono le 16:03 e la Di Liberti dice: «Digli solo…Biancavilla, i deceduti glieli devo lasciare o glieli spalmo?».
Razza:«Ma sono veri?».
Di Liberti: «Si, solo che sono di 3 giorni fa».
Razza: «E spalmiamoli un poco…».
Di Liberti: «Ah,ok allora oggi gliene do uno e gli altri li spalmo in questi giorni, va bene, ok. Mentre quelli del San Marco, i 6 sono veri e pure gli altri 5 sono tutti di ieri… quelli di Ragusa, Ragusa 5! E questi 6 al San Marco sono di ieri… perché’ ieriil San Marco ne aveva avuti ieri altri 5 del giorno prima, in pratica. Va bene?»
Razza: «Ok»
Mà