Era più simbolo lui di Vicenza, di ogni singola pietra. Paolo Rossi è stato per l’Italia la miglior cartolina possibile, lo spot di un calcio che non c’è più. Mite e dignitoso, incastonato nella vita e nei cuori di ogni vicentino, di ogni italiano che abbia urlato “gol”.
Il suo nome porta la memoria ai cuscinetti biancorossi che portavi al Romeo Menti con tuo zio, alle domeniche con le pastarelle, alla radio che raccontava le sue gesta spagnole. Porta a quell’Italia che era in rampa di lancio per degli anni di ricchezza e spensieratezza. Era simbolo di chi ha risalito la china ed ha toccato il cielo.
Ora, lo stesso cielo lo accoglie come merita.
Gli disegna quel posto guadagnato per l’eternità, quel posto fissato nei cuori di milioni di persone. Nelle pietre della mia città.
Alessandro Ambrosini
Paolo Rossi aveva 64 anni. La notizia della sua morte è trapelata nella notte tra mercoledì 9 e giovedì 10 dicembre, da un Twitt del vicedirettore di RaiSport, Enrico Varriale in contemporanea da una conferma postata dalla moglie, Federica Cappelletti, che ha scritto sul suo account Facebook: “Non ci sarà mai nessuno come te, unico, speciale, dopo te il niente assoluto”. Pablito era nato a Prato il 23 settembre del 1956. Il funerale si terrà sabato mattina alle 10:30 nel Duomo di Vicenza