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    Ciao Mauro “in Covid”, Valderice ricorda Rostagno nel luogo del suo omicidio

    Trentadue anni fa fa il sociologo e giornalista Mauro Rostagno veniva ucciso a Lenzi.

    Per ricordare quell’omicidio di stampo mafioso sabato 26 settembre alle 10,30, i rappresentanti della comunità si riuniranno nel luogo dell’omicidio.

    «Il 32° anniversario dell’omicidio di Mauro Rostagno giunge nel corso di un anno profondamente segnato dalla pandemia e dalla conseguente emergenza Covid. Ne ha risentito la prosecuzione, e forse conclusione, del processo: da marzo, la sentenza della Cassazione è slittata a novembre. Si è fermato anche il processo ai depistatori, e in questo caso è il rischio incombente della prescrizione a preoccuparci. – fanno sapere dall’Associazione Ciao MauroCome abbiamo più volte ribadito, ci è indifferente la sorte processuale degli imputati, in quanto le motivazioni della sentenza di primo grado hanno già sufficientemente illustrato gli scenari storici e politico-mafiosi che condussero all’omicidio di Mauro. Avremmo interesse, invece, un interesse collettivo, naturalmente, che il processo contro i depistatori disvelasse i meccanismi che hanno negato verità e giustizia per tanto tempo. Su questo non abbiamo ancora perso la speranza, anche se la prescrizione minaccia il soddisfacimento di questo bisogno collettivo di verità».

    Alle 12, al cimitero di Valderice, in più punti in prossimità delle tombe di Mauro e di Pietro Morici, entrambi vittime di mafia, e dei migranti senza nome morti in mare, artisti e studenti della scuola media Dante Alighieri di Valderice, sparsi e distanziati per non creare assembramenti, renderanno omaggio a Mauro recitando e suonando frammenti teatrali e musicali.

    Di seguito il programma completo della giornata:

    Mauro Rostagno, chi era

    Mauro Rostagno, ucciso a Valderice dalla mafia il 26 settembre 1988

    (tratto da wikimafia.it)

    Mauro Rostagno (Torino, 6 marzo 1942 – Valderice, 26 settembre 1988) è stato un sociologo e giornalista italiano, ucciso da Cosa Nostra.

    Subito dopo la laurea in sociologia con il massimo dei voti, si trasferì a Palermo, dove tra il 1972 e il 1975 ricoprì l’incarico di assistente nella cattedra di sociologia. Alle elezioni politiche si candidò con Democrazia Proletaria nei collegi di Roma, Milano e Palermo, non risultando eletto per pochi voti.

    Dopo lo scioglimento di Lotta Continua, da lui fortemente voluto alla fine del 1976, Rostagno fece ritorno a Milano, dove nell’ottobre 1977 fondò il locale Macondo (nome tratto dal romanzo “Cent’anni di solitudine” di Gabriel García Márquez), un centro culturale che divenne punto di riferimento per l’estrema sinistra milanese, chiuso dalla polizia il 22 febbraio 1978 per spaccio di stupefacenti.

    A quel punto, insieme alla compagna Elisabetta Roveri e alla figlia Maddalena Rostagno, si trasferì in India, entrando a far parte degli “arancioni”, la comunità spirituale di Bhagwan Shree Rajnesh (Osho). Tornato in Sicilia, a Trapani, fondò la comunità di “Saman” per il recupero di tossicodipendenti.

    Contestualmente, Rostagno cominciò a collaborare con una televisione locale, Rtc (Rete Tele Cinema), dove teneva giornalmente una rubrica fissa nella quale denunciava la presenza di Cosa Nostra sul territorio, le sue infiltrazioni nella politica locale, nelle gare d’appalto. In particolare, la trasmissione seguiva tutte le udienze del processo per l’omicidio del sindaco Vito Lipari, nel quale erano imputati i boss Nitto Santapaola e Mariano Agate, che durante una pausa di un’udienza mandò a dire a Rostagno «doveva dire meno minchiate» sul suo conto.

    Il 26 settembre 1988, alle 20:20, Rostagno usciva dagli studi televisivi di Rtc assieme ad una sua collaboratrice. Tutti i lampioni che portavano dalla stazione televisiva alla comunità di Saman erano stranamente spenti. In seguito si sarebbe scoperto che il tecnico dell’Enel incaricato di quel settore era niente meno che l’autista di Vincenzo Virga, capo mandamento di Trapani.

    All’altezza della frazione di Valderice, in contrada Lenzi, l’auto di Rostagno venne fermata da due uomini nascosti nell’ombra, che spararono con un fucile a pompa calibro 12 e una pistola calibro 38. Rostagno morì sul colpo, mentre la sua collaboratrice rimase pressoché illesa.

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