26 beni immobili, due beni mobili registrati e nove società con i relativi capitali sociali e i pertinenti beni aziendali, otto conti correnti e rapporti bancari, che gli investigatori stimano avere un valore di circa 15 milioni di euro (e già sequestrati preventivamente). E’ quanto è stato confiscato a Vito Marino, 54 anni, figlio di Girolamo, boss di Paceco, soprannominato “Mommu u nanu”, ucciso nel 1986 per mano mafiosa.
Il provvedimento segue quello di sequestro preventivo eseguito nel giugno del 2018 dalla Polizia e dalla Guardia di Finanza ed aveva messo in luce l’esistenza di un’associazione a delinquere dedita alla commissione di truffe finalizzate all’indebita percezione di ingenti contributi pubblici a valere sul bilancio nazionale e dell’Unione Europea per un importo complessivo di oltre 29 milioni di euro. Tra le società sequestrate e beneficiarie di tali contributi pubblici costituenti l’oggetto del provvedimento ablativo eseguito figuravano Vigna Verde S.r.L., Olearia Pacheco Soc. Coop a.r.l e Ceralseed S.r.l.
Le indagini svelarono anche il loro successivo reimpiego tramite operazioni di interposizione fittizia poste in essere da società riconducibili allo stesso Vito Marino, oggi all’ergastolo, insieme al cugino Salvatore, per aver compiuto la strage della famiglia Cottarelli – Angelo Cottarelli, la moglie Marzene Topor e il figlio Luca – nella loro abitazione in via Zuaboni il 28 agosto del 2006. Una strage maturata proprio all’interno di questi contesti in quanto il Cottarelli pare volesse uscire dal giro del malaffare ma ormai sapeva troppe cose per poter “mollare il colpo”.
L’odierno provvedimento di confisca ha riguardato 26 beni immobili, 2 beni mobili registrati e 9 società (con i relativi capitali sociali ei pertinenti beni aziendali). A questi si aggiungono 8 conti correnti e rapporti bancari per un valore di circa 15 milioni di euro, in preponderante misura già colpiti dall’originario provvedimento di sequestro preventivo.
In particolare, – a seguito di attenta analisi eseguita anche nel corso del periodo in cui tutti i beni erano stati oggetto di amministrazione controllata, sono più recentemente emersi elementi idonei a quantificare l’entità delle truffe per un valore nettamente superiore a quello dei beni oggetto di originario sequestro, di talché il Tribunale di Trapani ne ha disposto il sequestro per equivalente di ulteriori, facenti parte del compendio aziendale della “Cantina Sociale Rinascita Società Cooperativa Agricola a mutualità prevalente” fino al raggiungimento della somma dell’illecito arricchimento conseguito dai Marino.