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    Custonaci: appello a Musumeci «immediata riapertura del settore marmo»

    «Consentire la riapertura immediata delle attività produttive legate al settore del marmo, adottando i protocolli di sicurezza stabiliti dal Governo per garantire la salvaguardia della salute e la sicurezza sul lavoro, e prevedere un fondo regionale che consenta il riavvio delle attività estrattive, mediante la concessione di contributi straordinari a fondo perduto da erogare alle imprese operanti nel settore marmifero»

    Lo scrivono il sindaco di Custonaci Giuseppe Morfino e l’assessore comunale ai Lavori Pubblici Michele Riccobene in una lettera inviata al presidente della Regione siciliana Nello Musumeci e all’assessore regionale delle Attività produttive Girolamo Turano in merito alla crisi del settore lapideo che sta investendo il territorio di Custonaci.

    Già perché il marmo non si lavora da casa. In cava non si fa smartworking. Il marmo lo estrai e lo trasformi. Un lavoro faticoso, come tutti i lavori, certo ma da fare sul posto un pò come la pesca, preparare i caffè, cucinare e servire un buon piatto di pasta, tagliare i capelli, costruire case…insomma qui la flessibilità non c’entra.

    Lo scorso 9 aprile il presidente della sezione Marmo di Sicindustria Trapani, Giovanni Castiglione, aveva già lanciato un appello per far ripartire il settore del marmo siciliano, ricordando come, in particolare nel trapanese, «il settore del marmo, che adesso rischia di subire conseguenze disastrose in seguito al blocco delle attività, abbia sempre avuto un ruolo trainante per l’economia»

    «La pandemia del Coronavirus – scrivono il sindaco Morfino e l’assessore Riccobene – è una scossa senza precedenti che si è aggiunta alla crisi economica che imperversa da anni e che richiede misure eccezionali per contenere la diffusione del contagio, ma il blocco delle attività sta determinando gravi ricadute economiche sui processi di estrazione e di trasformazione del marmo».

    I numeri della crisi immortalano un settore in caduta libera: la città di Custonaci è oggi il terzo bacino lapideo estrattivo italiano, dopo Verona e Carrara. Solo qualche anno fa, prima della crisi, era il secondo bacino, con una capacità estrattiva di 250 mila tonnellate annue e con 5000 lavoratori. Oggi, tra lavoratori diretti e indotto, il comparto conta solamente 1500 addetti. A fronte di 158 cave, presenti nel territorio di Custonaci, quelle attive sono 78 mentre 80 sono state dismesse.

    L’attività estrattiva di Custonaci rappresenta il 90% dell’estrazione dell’intera Sicilia con un fatturato che da 61 milioni di euro del 2013 si è quasi dimezzato diventando di 32 milioni di euro nel 2019.

    «Oggi – proseguono Morfino e Riccobene – la straordinaria emergenza sanitaria causata dal Covid-19 rende ancor più difficile l’attuale sopravvivenza del comparto marmifero, poiché, in seguito all’inasprimento delle misure, le aziende di Custonaci e dell’intera Sicilia sono state costrette a fermare i processi di estrazione e di trasformazione del marmo.  Il rischio concreto è che una parte, se non addirittura la totalità, degli imprenditori che operano nel settore estrattivo e della trasformazione non sia più in grado di far fronte agli impegni, lasciando nell’oblio le tante famiglie che si troverebbero nella condizione angosciante di non poter più lavorare».

    Al Governo regionale è stato, pertanto, chiesto di intervenire in aiuto degli operatori del settore marmifero:

    «Bisogna agire in fretta e ripartire subito – concludono Morfino e Riccobene – per rilanciare l’economia del comparto. Il settore lapideo chiede a gran voce la riapertura delle attività produttive. Queste settimane di chiusura hanno già comportato perdite di commesse e di clientela, difficilmente recuperabili. Inoltre, il blocco delle spedizioni può comportare un notevole numero di contenziosi per mancata esecuzione dei contratti internazionali e oltre al danno si subirà anche la beffa, perché gli stessi clienti esteri potranno reperire commesse da paesi terzi, con la prevedibile cessazione dei rapporti commerciali, generando una grave perdita per l’export che comporterà un danno incalcolabile per tutti i lavoratori e per tutti i cittadini del Comune di Custonaci».

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