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    Dalla sanità all’economia, la provincia di Trapani è in affanno

    L’arancione non è sicuramente il colore con il quale si evidenziano gli allarmi lanciati dai settori siciliani. Questa, al momento, è l’unica certezza che accomuna le unità di crisi che si accendono, ora sì è il caso di dire, come focolai all’interno dei diversi settori dell’isola.

    Al primo posto troviamo, sempre, quello della salute. Se da una parte, infatti, i numeri dei contagiati dal covid-19 cercano di mantenere gli animi calmi rispetto alla popolazione esistente, dall’altro la realtà del sistema sanitario, da sempre in affanno, racconta delle evidenze differenti. Nella provincia di Trapani, ad esempio, nonostante gli screening effettuati nelle ultime ore da alcuni comuni per monitorare lo stato di salute cittadino, la situazione risulta già in apnea. Nessuna emergenza ufficialmente dichiarata dalle ASL ma, il polso della situazione, sembra iniziare a sfuggire di mano: gli ospedali covid predisposti per la provincia trapanese (Mazara del Vallo e Marsala) sono già in over booking e così, da due giorni, ben tre pazienti, due uomini ed una donna, sarebbero stati “parcheggiati” nell’area grigia del Pronto Soccorso dell’ospedale Sant’Antonio Abate di Trapani, in attesa di essere trasferiti negli ospedali di Mazara del Vallo o di Marsala.

    L’attesa è direttamente proporzionale a delle dimissioni di altrettanti pazienti covid, che si presume dovrebbero lasciare i letti, probabilmente ancora “positivi” ma, ovviamente, in discrete condizioni tali da permettergli di poter continuare una convalescenza, in isolamento, nelle proprie abitazioni. Di fatto ciò che succede anche al nord, dove però i nosocomi hanno dei posti letto più numerosi dei 30 ordinari e i 4 di terapia intensiva disposti, per esempio, all’ospedale di Mazara del Vallo, Abele Ajello (QUI) per l’emergenza covid ai quali, certo, si sono aggiunti altri 18 a Salemi e Marsala. E’ anche vero che altre regioni (non certo territorialmente più piccole e meno popolose) godono però di un numero di ospedali maggiori (sia nella forma pubblica, sia privata). Sui tagli imposti dal Sistema Sanitario Nazionale (che impongono, tra le altre, degenze brevi nonostante la carta dei servizi del malato parli di qualità) abbiamo imparato a conviverci da tempo e in silenzio tanto che oggi, questi tre nuovi pazienti, restano in attesa, nell’area grigia, seppur monitorati.

    E mentre si attende anche l’ondata dell’influenza stagionale, Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie infettive dell’Ospedale San Martino di Genova, sostiene che «se oggi le strutture sanitarie rischiano il collasso è anche perchè sono assediate da migliaia di persone asintomatiche o poco sintomatiche che si potrebbero tranquillamente curare a casa e che invece prendono d’assalto i pronto soccorso, intasano i centralini degli ospedali, fanno perdere tempo ai medici. E tutto avviene perchè sono state spaventate dalle istituzioni, che avrebbero invece dovuto tranquillizzarle. Il Covid è stato ingigantito: è il panico e la paura di finire intubato che fa esplodere il sistema sanitario non i malati. Se ricevo cento telefonate al giorno da chi non sta male, come curo i malati veri?».

    Per Bassetti, «andava detto che il Corona sta facendo danni enormi ma che la maggioranza dei positivi è asintomatica o poco sintomatica e che il virus ha una letalità inferiore all’1% e fa male soprattutto a pazienti anziani e con la salute già compromessa». Perchè allora casi gravi, a volte mortali, anche tra i pazienti più giovani? «Perchè è una brutta infezione – ammette l’infettivologo – e concorrono tanti fattori: la genetica, le condizioni di salute, lo stato delle difese immuniatrie nel momento del contagio, la carica virale introiettata. Ma già prima della comparsa del Covid, la polmonite contratta fuori dall’ospedale era la quinta causa di morte nel mondo, e uccideva anche cinquantenni e bambini»

    Massimo Galli, direttore del Dipartimento malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, tiene a precisare che «le altre malattie non vanno in sciopero perchè c’è la Covid: bisogna organizzarsi in modo da vagliare bene tutte le situazioni che non possono essere rimandate, altrimenti la pandemia finirà con il fare dei danni che vanno ben al di là del tristissimo gran numero di morti. Morti che – e questo è un grande rammarico – potevano essere contenuti ed evitati».

    E mentre questi “spunti” di riflessione si incastonano tra le sfumature capaci, se non altro, di dare “colore” alle pagine di cronaca cittadina, chiederà, a breve, l’intervento di buoni epatologi il settore turistico alberghiero della provincia per il quale, il Presidente Provinciale di FederlAlberghi Dottor Antonio Marino, ha inviato una nota che, per farla breve, lo sintetizza “al collasso”.

    Marino fa notare che causa pandemia già a marzo il settore «stava entrando in una crisi senza precedenti che avrebbe condizionato tutto il comparto per almeno tutto il 2020». Ed effettivamente aggiunge « negli scorsi mesi di Marzo, Aprile e Maggio, tutte le strutture della Provincia di Trapani hanno registrato una riduzione del fatturato pressoché catastrofica (-90%). Nel bimestre Luglio e Agosto, nonostante l’apertura delle frontiere interne e nazionali abbia consentito la ripresa del traffico turistico, abbiamo comunque avuto un calo di presenze (-30% circa) rispetto all’anno precedente ed ancora nei mesi di Settembre e Ottobre abbiamo registrando una diminuzione delle presenze rovinosa (-50% circa) rispetto agli stessi mesi del 2019; tutto ciò nonostante il generale calo delle tariffe che ha portato Trapani, tra tutte le città italiane, a registrare addirittura il primato nella classifica ISTAT delle città più colpite dalla deflazione dei prezzi (-29,8%).» Poi la scelta da parte del governo centrale «assurda e irragionevole di porre la Sicilia “zona arancione” , un provvedimento che ci discrimina dalla maggior parte delle regioni italiane indicate semplicemente in zona “gialla” e che porterà alla totale chiusura le strutture alberghiere che pur non essendo direttamente interessate dalle limitazioni di orario o di apertura, saranno colpite in pieno dai divieti che la zona arancione comporta primo fra tutti il divieto di entrare ed uscire dalla Regione»

    Alla luce di questi dati il Presidente di FederlAlberghi afferma: «Oggi, Novembre 2020, quindi a ben 8 mesi dall’inizio della pandemia, nessun aiuto è ancora arrivato ad hotel e strutture alberghiere e simili da parte del Governo Regionale, nonostante pomposi annunci social e comunicati stampa. Attendiamo anche provvedimenti dal governo nazionale, ma basta addossare la colpa o aspettare risorse dal solo governo nazionale, anche il governo regionale deve dimostrare di essere al fianco dei lavoratori del turismo e fare la sua parte. A Valentina Palmeri (M5S), Sergio Tancredi (M5S), Eleonora Lo Curto (UDC), Mimmo Turano (UDC), Stefano Pellegrino (FI), Baldo Gucciardi (PD) cioè ai rappresentanti politici regionali della provincia di Trapani chiediamo quale è la strategia della Regione Sicilia per sostenere il comparto turistico alberghiero? Quali misure saranno approntate con urgenza per sostenere le strutture alberghiere in questa ora così buia?» Una proposta per accendere la luce in fondo al tunnel del comparto Marino l’avanza «servono sgravi fiscali e contribuitivi, ristori diretti alle imprese turistiche, in ragione della diminuzione del fatturato e nient’altro e occorre istituire in tutte le Piazza i test rapidi per isolare gli asintomatici.» Un invito al fare più che al dire anche se il Presidente tende a sottolineare come l’Associazione Provinciale di Federalberghi non abbia «alcun accenno polemico e politico. Anzi, al contrario ci stringiamo attorno al Presidente Musumeci e al governo Regionale, a cui rinnoviamo la nostra fiducia. Ma crediamo sia venuto il momento per un cambio di passo: basta con proclami sui social, basta con annunci di facciata, in questo momento fatale reclamiamo misure concrete, efficaci ed efficienti».

    FederAlberghi è una costola dell’economia turistica che supporta la Sicilia. Anche la ristorazione, ad esempio, ha subito un decremento delle entrate dovuto alla diminuzione delle presenze turistiche. Ma anche commercianti, artigiani e tutto ciò che gira attorno a quello che oggi ha davvero bisogno di aiuto, supporto e sostegno sembra annaspare. Crepe di ieri che rischiano di allargarsi troppo fino a rompere ciò che invece va tenuto stretto.

     

     

    M.A.

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