L’Africa non è mai stata così vicina. In piena emergenza idrica, la Sicilia, sente sul collo, l’alito di uno scirocco che canta deserti ora, davvero non troppo lontani.
La gente ancora prima di oggi, 13 aprile, ha iniziato a popolare le spiagge e questo, se da una parte aiuta a sperare per la stagione estiva, dall’altro preoccupa: mancano 180 milioni di metri cubi d’acqua e si cerca di spremere ovunque: tra le ipotesi al vaglio, c’è quella di requisire i pozzi privati.
In tutta l’isola, sono cominciati i razionamenti.
Gli invasi che servono per fornire le tubature a Palermo e nella provincia sono al 50%.
L’Amap, la società che gestisce l’acquedotto, ha fatto scattare il piano di emergenza e ha abbassato la pressione nelle condotte.
Così tra gli operatori turistici, la preoccupazione s’è fatta paura per la prossima stagione turistica. Per potere arrivare a fine anno la Sicilia deve recuperare 180 milioni di metri cubi d’acqua, la metà delle risorse idriche necessarie per una gestione ordinaria annuale, ha certificato il ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci spiegando che la Regione siciliana ha trasmesso alla Protezione civile un elenco di 52 opere da realizzare.
“Spero che ci siano i progetti esecutivi – ha detto Musumeci – Vedremo di trovare le coperture finanziarie almeno per i primi dieci interventi“.
Il governo di Renato Schifani ha inoltrato a Roma la richiesta dello stato di emergenza per la siccità. “Gli uffici ci stanno lavorando, sono convinto che sarà accolta – ha anticipato il ministro – Questo consente di dare una cornice, la Protezione civile inoltre procederà alla fornitura delle autobotti. La legge dà la possibilità anche di requisire i pozzi privati per fronteggiare le criticità “.
Schifani ha formato la cabina di regia per l’emergenza idrica. “È una struttura operativa e snella – ha detto Schifani – che dovrà individuare e coordinare interventi rapidi e concreti contro l’emergenza siccità”.
“In Sicilia è fuori dubbio che ci sia un’emergenza strutturale.- ha sottolineato Musumeci che ha continuato – Quarant’anni fa si costruirono le dighe ma non furono collaudate, fu il mio governo, quattro anni fa ad iniziare i collaudi. Purtroppo è mancata la programmazione nonostante il fiume di denaro: dalla Cassa del Mezzogiorno fino ai fondi strutturali”.