Spesso pensiamo di aver toccato il fondo, dimenticando che al peggio non c’è mai fine.
Lo avranno pensato gli investigatori della Polizia Postale di Torino, oggi in più di 200, impegnati nelle indagini, dirette dalla Procura di Torino e coordinate dal Centro Nazionale di Contrasto alla Pedopornografia Online del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma, per sgominare una rete di pedofili attivi su tutto il territorio italiano che su una nota piattaforma di messaggistica scambiavano materiale pornografico utilizzando minori. Le vittime spesso neonati e bambini al massimo di 10 anni erano i protagonisti di foto e video che sovente venivano realizzati all’interno delle mura domestiche.
Il materiale illegale trovato è risultato essere molto diversificato, dicono gli inquirenti:«si passava da foto che rappresentavano scene di nudo ad altre aventi contenuti raccapriccianti». Vere e proprie violenze sessuali dove le vittime erano spesso neonati. «In alcuni casi si è riscontrata la presenza di materiale autoprodotto in ambito familiare».
In certe immagini poi «venivano coinvolti animali e adottate pratiche di sadismo», cosa che ha permesso, «avvalendosi di un protocollo di categorizzazione del materiale illegale condiviso a livello internazionale, di creare una vera e propria profilazione dei criminali in base ai gusti espressi ed alle modalità di interazione in rete». L’utenza ha una fascia d’età che va dai 19 ai 55 anni. Si tratta di impiegati, piccoli imprenditori, studenti, disoccupati.
Quindici le regioni coinvolte (Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Veneto e Piemonte), che hanno visto la polizia eseguire dei veri e propri pedinamenti virtuali per scoprire l’identità dei responsabili, celata da nickname. 50 i decreti di perquisizione, arresti e atti ad indagare altrettanti soggetti, di cui alcuni con precedenti specifici, responsabili di detenzione, diffusione ed in alcuni casi, di produzione di materiale pedopornografico. Per 3 di questi indagati sono scattate le manette in quanto sono stati trovati in possesso di ingenti quantitativi di materiale pornografico avente ad oggetto minori. Fotografie, video e Terabyte di materiale sequestrato. Un’operazioni che hanno coinvolto tutto il territorio nazionale impegnando per le perquisizioni 15 Compartimenti e 24 Sezioni.
L´indagine è il frutto di una proficua sinergica collaborazione di tipo internazionale con il National Child Exploitation Coordination Center (NCECC) canadese che ha consentito di riscontrare tra gli utenti di una nota piattaforma di messaggistica istantanea comportamenti in violazione delle regole del portale integranti i reati di detenzione e diffusione di materiale pedopornografico.
Sulla stessa piattaforma, all’epoca dei fatti, condivideva materiale autoprodotto un soggetto già arrestato qualche mese prima dal Compartimento Polizia Postale di Torino nell’ambito di un’altra indagine in materia di pedopornografia on-line.
La Polizia Postale ha isolato la posizione dei singoli nickname recuperando per ognuno di loro il materiale condiviso ed estrapolando le connessioni IP utili al prosieguo delle indagini. A quel punto una lunga e capillare attività di indagine fatta di ricerche OSINT e di un vero e proprio pedinamento virtuale ha consentito di dare un nome ai nickname utilizzati in rete dai pedofili portandoli allo scoperto e fuori dall´anonimato della rete. Il fascicolo d’inchiesta è stato affidato al pubblico ministero Barbara Badellino.