I pescatori italiani detenuti a Bengasi dall’inizio del mese scorso, saranno processati secondo la legge dello stato libico, davanti al pubblico ministero competente. Lo riporta il sito di news libico in inglese Libyan Address Journal.
Ad annunciarlo è stato il direttore della guida morale dell’Esercito nazionale libico (LNA), Khaled Al-Mahjoub in un’intervista a canale 4 italiano: «I pescatori (otto italiani, sei tunisini, due indonesiani e due senegalesi) godono di ottime condizioni di salute, sono nel carcere di Bengasi, ed è noto che ci occupiamo i nostri prigionieri. Hanno buon cibo, li trattiamo nel rispetto dei diritti umani e hanno avuto l’opportunità di contattare i loro familiari ».
Ha aggiunto: «Sono ovviamente sotto inchiesta, ma al di fuori delle procedure legali non accadrà loro nulla».
Il portavoce dell’esercito libico ha poi continuato: «Voglio chiarire che non arrestiamo nessuno a meno che non violi la legge. I marinai italiani hanno violato le acque territoriali ed economiche della Libia, e la verità che il popolo italiano dovrebbe sapere è che non è la prima volta, poiché ci sono state molte violazioni precedenti.»
L’alto funzionario delle milizie libiche che combattono per Haftar ha poi concluso: «I marinai italiani sono stati sottoposti alle normali procedure legali e non sono stati soggetti ad alcuna persecuzione. Non siamo una milizia, siamo un governo e un esercito. Li abbiamo consegnati alla Procura della Repubblica incaricata di questo tipo di reato, ed è stata aperta un’indagine di polizia per seguire le procedure legali per preservare i loro diritti. Sarà assegnato loro un avvocato per difenderli, nel caso in cui l’Italia lo faccia.»