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    Il ricorso al TAR presentato dal Comune di Trapani contro il DPCM del 26 aprile: il Sindaco Tranchida chiarisce

    Era il 28 aprile 2020 quando l’ufficio legale del Comune di Trapani impugnava il DPCM del 26 aprile (LEGGI QUI) sia perchè a Trapani diminuivano i casi (già esigui) di malati covid, sia perchè la crisi economica, stava già facendo sentire il collasso dentro il quale è finita oggi (tutto il resto d’Italia).

    Il 4 maggio 2020 il ricorso veniva depositato (LEGGI QUI) ma il giorno successivo, il 5 maggio 2020, il TAR, non accoglieva parte del ricorso presentato dal Comune di Trapani. (LEGGI QUI) e ne rimandava, la discussione dell’istanza cautelare, al 20 maggio 2020

    Signor Sindaco, ci spiega come prosegue la vicenda del ricorso contro il DPCM del 26 aprile scorso presentato al Tar?

    Il ricorso al TAR presentato dal comune di Trapani, rinviato ad Ottobre: il Sindaco chiarisce

    Signor Sindaco, ci spiega come prosegue la vicenda del ricorso contro il DPCM del 26 aprile scorso presentato al Tar?

    «Con il ricorso l’amministrazione puntava ad ottenere l’immediata riapertura delle attività commerciali a partire dal 28 aprile. Per queste ragioni, in ossequio alle norme che regolano il processo amministrativo, avevamo chiesto che il Tar si esprimesse prima ancora dell’udienza.  Superata questa fase, che non ha avuto esito positivo, è chiaro – che nel rispetto delle regole del contraddittorio – si è svolta la fase cautelare, per la quale il Tar ha fissato l’udienza lo scorso 20 maggio. In questo caso, il Tar – di fatto – non si è pronunciato in quanto è cessata la materia del contendere, avendo il Governo dato avvio alla fase 2, certificando che – in questa fase – sarà possibile, come affermato nel ricorso, differenziare gli interventi in ragione della situazione epidemiologica. Infine, ci sarà la fase di merito, per la quale, è chiaro che dovrebbe essere confermata la cessata materia del contendere».

    Nel frattempo, nei giorni scorsi il Presidente della Corte Costituzionale, Marta Cartabia, ha richiamato il Governo Conte: «La Costituzione è la bussola necessaria per navigare nell’alto mare aperto dell’emergenza e del dopo-emergenza e non contempla diritti speciali per i tempi eccezionali» richiami che in questi mesi, erano stati insistenti da parte dell’opposizione, soprattutto da Giorgia Meloni che, puntualmente accusava il Premier non solo di usare i dpcm per limitare i diritti degli italiani, ma di utilizzarli senza consultare la parte antagonista del governo che veniva a conoscenza dei vari decreti solo dopo che i riflettori sulle conferenze stampa/annuncio si spegnevano.

    Un passaggio successivo a quello che invece dovrebbe essere un confronto col Parlamento che, a detta della Meloni, non ci sarebbe stato. Accuse che Conte riceveva anche da parte della maggioranza: da PD a Iv hanno detto che «non si può incidere sulla vita degli italiani a colpi di dpcm». Il Premier ha però continuato a difendere i suoi dpcm come lo strumento più agile e adeguato all’emergenza. «Nelle materie che riguardano le libertà delle persone la Costituzione prevede che ad intervenire sia la legge» ha detto Sabino Cassese, giurista e giudice costituzionale. Eppure siamo alle FAQ, cioè alle domande più frequenti, per capire i limiti o come interpretare un dpcm.

    E mentre Conte continua a decidere sulle concessioni di libertà ma «attenzione perché altrimenti vi chiuderò un’altra volta i rubinetti» (diceva durante la conferenza stampa di riapertura alla fase 2) sembra essere passati dalla democrazia alla dittatura senza proferire parola, perché in dittatura si sa, vietato parlare.

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