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    Inviato al Governo protocollo anti-covid per attività subacquee

    Simsi, Società italiana di medicina subacquea e iperbarica, Aisi (Associazione imprese subacquee italiane), Assosub (Associazione produttori e operatori della subacquea) e dall’associazione Diritto e subacquea,  si preparano alla riapertura. Gli operatori delle attività subacquee hanno inoltrato un protocollo tecnico anti-Covid di 40 pagine, al governo e ai vari comitati tecnico-scientifici nazionali.

    «Il documento – spiega Alberto Vialetto segretario nazionale di Assosub – secondo noi, è quello attualmente possibile. Ci auguriamo di poterlo presto modificare, in forma meno restrittiva, man mano che dovessero venire alla luce ulteriori conoscenze medico-scientifiche e qualora emergesse la possibilità di allentare i vincoli anti-contagio. L’interesse comune è quello di ’ripartire’ al più presto per poter, sempre al più presto, ritornare alla normalità – aggiunge Vialetto – Crediamo, che per tutti, ciò sia indiscutibile. Proprio per questo, e in tale momento in particolare, è fondamentale non abbassare la guardia e non commettere errori di superficialità che ci penalizzerebbero tutti in una probabile, grave ricaduta»

    Tra le raccomandazioni contenute nel protocollo ci sono quelle in cui si invitano i subacquei risultati positivi al Covid-19, che però siano rimasti completamente asintomatici, ad attendere almeno 40 giorni dal test prima di riprendere le immersioni. Per quelli positivi e con sintomi, il consiglio è di aspettare almeno due mesi, o preferibilmente tre dal test, prima di riprendere la attività subacquea.

    Nel caso di subacquei che, invece, non hanno mai avuto sintomi e che non si sono sottoposti al test, questi potrebbero non aver sviluppato anticorpi contro il virus e, dunque, potrebbero ancora essere potenzialmente contagiati da altri subacquei.

    Tra le varie raccomandazioni c’è anche quella di compilare il modulo del consenso informato, incluso nel protocollo tecnico. I subacquei e i centri di immersione devono osservare e attenersi rigorosamente alle linee guida delle autorità sanitarie per la disinfezione.

    Nel protocollo si fa riferimento anche a eventuali situazioni di emergenza. Pur con una pianificazione prudente di tempi e profondità, non è possibile escludere completamente l’insorgenza di patologie da immersione, come, ad esempio, barotraumi, malattia da decompressione, edema polmonare da immersione. La possibilità di una pianificazione di emergenza di questo tipo può essere seriamente compromessa dalle circostanze attuali di (auto) isolamento e protezione personale, così come dalla scarsità di risorse mediche e paramediche, che renderebbero difficile rispondere in modo tempestivo ed efficiente a una eventuale chiamata di soccorso per incidente subacqueo.

    Nell’ambito delle immersioni, durante la preparazione e nelle barche o gommoni, in condizioni di normalità, non solo è difficile garantire il rispetto della distanza minima raccomandata tra i sub ma, soprattutto, si pone il problema degli apparati di respirazione che, in caso di esaurimento d’aria nelle bombole, di solito vengono condivisi tra i compagni di immersione. Lo stesso utilizzo di attrezzature noleggiate, potrebbe comportare dei rischi di trasmissione del virus.

    Il documento è stato studiato con la collaborazione di Dan Europe (Divers Alert Network Europe), organizzazione internazionale senza scopo di lucro, che si occupa di medicina e ricerca scientifica per promuovere la sicurezza dei subacquei, e di Adisub, associazione che riunisce le maggiori organizzazioni didattiche subacquee presenti in Italia aderenti Rstc Europe (Recreational scuba training council Europe).

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