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    La cronaca conferma i dati presentati durante la giornata contro la violenza sulle donne: ancora due mariti violenti

    Sulle panchine ci sono ancora i fiori che ieri sono stati posti in ricordo delle donne vittime di femminicidio. Panchine infiammate di rabbia che invocano a disconoscere la vergona. Sulle scalinate o in qualche piazza questa mattina si vedevano ancora delle scarpe rosse, ormai simbolo della giornata contro la violenza sulle donne, non certo dimenticate ma lasciate per ricordare. Sono scarpe di ogni tipo, con o senza i tacchi, lasciate, anche quelle, contro il femminicidio e la violenza sulle donne. Scarpe che più in generale ricordano che il 25 novembre non è una “giornata parata”.

    Sono scarpe che segnano il passo di un’epoca. Di un cambiamento. Scarpe di un cammino di coraggio. Nonostante si tratti di passi piccoli. E mentre questo scenario resta a ricordarci che la realtà è davvero quella che raccontano i dati Istat e quelli del rapporto “Questo non è Amore” presentato dalla Polizia di Stato (nel 2019 le donne che hanno subito violenza sono state 88 al giorno pari a una nonna ogni 15 minuti), le denunce di molestie e abusi continuano e non sono mai troppo lontane da noi.

    Il Gip del Tribunale di Trapani ha emesso la misura cautelare dell’allontanamento dalla casa familiare e dell’avvicinamento alla persona offesa nei confronti i due uomini.

    Si tratta di un 42enne di nazionalità rumena, rientrato ad Alcamo da un viaggio in patria, dove si era sposato. L’uomo ha preteso che la donna lo raggiungesse immediatamente a casa. Raggiunto dalla ex compagna, in preda ad una crisi, l’ha aggredita davanti al figlio dodicenne, della coppia. Nonostante le denunce a suo carico, per analoghi reati commessi anche ai danni di un’altra donna con cui aveva intrattenuto una precedente relazione, l’uomo continuava a (man)tenere atteggiamenti violenti.

    E un’altra vicenda, sempre ad Alcamo, contribuisce a rendere più nera la pagina di questa odierna cronaca.  M.G., alcamese di 48 anni aveva intrattenuto, per più di 15 anni, una relazione con una donna dalla cui unione erano nati due figli, oggi di 18 e 3 anni. Una relazione che però, aveva avuto una costante di violenza tanto da costringere la moglie a chiuderla. Da lì l’inizio della persecuzione: l’uomo continuava a molestare la sua ex al telefono, con minacce e pedinamenti che toglievano il fiato. Aveva perfino fatto installare sull’autovettura della donna, un Gps collegato al proprio telefono cellulare, al fine di conoscere costantemente i movimenti dell’ex moglie.

    Eppure, nonostante questi comportamenti, la donna non aveva mai presentato, nel corso degli anni, nessuna denuncia nei confronti dell’ex marito fino al 31 ottobre scorso, quando l’uomo, sebbene avesse a bordo dell’auto il figlio di 3 anni, tamponò e bloccò l’auto in cui si trovava l’ex moglie con un’amica. La misura ormai era colma. Quella è stata la goccia che, fortunatamente, fece traboccare il vaso convincendo la donna a denunciare l’ex marito.

    Oggi la situazione di molte donne vittime di violenza è stata acuita dalla condizione di isolamento. La Commissione parlamentare di Inchiesta sul femminicidio, istituita nel 2017, nel documento sulle misure per rispondere alle problematiche delle donne vittime di violenza nella situazione di emergenza epidemiologica (consultabile QUI), ha attribuito l’intensificazione del fenomeno alla prolungata condivisione dello spazio abitativo, che ha costretto le donne a rimanere in isolamento con i loro principali maltrattatori; nel 2018, il 55% dei femminicidi è stato commesso da partner attuali o precedenti, ed il 24,8% da un familiare. Nel nostro Paese, evidenzia il documento, con oltre 1600 vittime, il decennio 2008-2018 è stato caratterizzato da una vera e propria strage di donne.

    Molto c’è ancora da fare e non solo sotto il profilo della sicurezza personale. La violenza sulle donne purtroppo, nel 2020, risulta essere atavica e strutturale in sistemi lavorativi ad esempio dove il sesso femminile riceve violenze psicologiche e molestie giornaliere. Ma si parla anche di violenza economica, relativa a trattamenti differenziati per prestazioni lavorative eque tra uomini e donne. Oggi non si parla ancora di persone e competenze per questo dal 25 novembre e fino al 10 dicembre, ossia fino alla Giornata mondiale dei diritti umani, la lotta contro la violenza sarà attiva con numerosi eventi caratterizzati dalla campagna globale #RatifyILO190 (QUI) volta a mobilitare donne e movimenti per spingere verso la ratifica e l’implementazione degli ultimi strumenti adottati dall’Ilo: la Convenzione su Violenza e molestie (C190) e la Raccomandazione su Violenza e molestie (R206).

     

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