Stefania Petix, la nota inviata di Striscia la Notizia, ieri, venerdì 23 aprile, insieme al suo bassotto, ha posto l’accento (QUI) su quei tanto chiacchierati banchi acquistati dal governo Conte che, nonostante le rotelle, di strada agli studenti italiani, ne hanno fatta fare pochissima.
La DAD (Didattica a Distanza), infatti, anche per questo 2021, li ha costretti a casa, com’era prevedibile, viste le catastrofiche previsioni di virologi & co. Le ruote, del resto, non avevano, né hanno mai certo dimostrato di avere delle virtù anticovid per i monoposto in plastica e, a dirla tutta, nessuna in particolare. Anzi una si: lo spreco di denaro pubblico.
«Io penso che 2,4 milioni di banchi comprati hanno permesso il rinnovo degli arredi» ha detto l’ex ministra dell’istruzione Lucia Azzolina, la stessa che ha fortemente voluto l’acquisto di quello che per lei, comunque è «un patrimonio che resterà strutturalmente nelle nostre scuole».
Che si tratti di un vero e proprio patrimonio nessuno dice il contrario visto che il costo dell’operazione ammonta a circa 119 milioni di euro.
Tralasciando il ritardo con il quale questa plastica prendeva il posto dei vecchi banchi di legno all’interno delle scuole italiane con un anno scolastico avviato, molti dei banchi, e sedie, ormai “vintage” venivano accatastati alla meno peggio nei sotterranei scolastici, in cantine e addirittura fuori, a prendere acqua e freddo così l’usura poteva essere certificata e giustificata. Non si era pensato, infatti, ad un piano di recupero che prevedesse spedizioni in Africa, India, America Latina o Centrale, Asia meridionale.
Insomma perfettamente in linea con i modelli “plastic free”, o per meglio precisare con l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile al fine di educare i ragazzi al recupero e a non sprecare, alla lotta alla povertà e via dicendo. Un patto rispettato anche con i 193 Paesi membri dell’Onu affinchè guardassero come l’Italia era brava con il fare non solo con le parole. Un messaggio chiaro per le nuove generazioni capaci di accogliere un seme culturale e farlo germogliare tanto da non aver nulla da invidiare ad una Greta Thunberg che da sempre si batte per il contrasto al cambiamento climatico (ad esempio).
E così, nel nome del dio consumismo e di quello strafottenza, tutto veniva buttato, demolito, disintegrato (seme compreso).
Alcune scuole, però, hanno disobbedito e, rifiutandosi di sprecare ulteriormente hanno avanzato dei bandi per dare una nuova vita ai banchi ed alle sedie. Alcuni hanno proposto di segare in due i banchi per risparmiare e continuare ad avere il legno al posto della plastica, ad esempio. La Petix, nel suo servizio, spiega che anche a Palermo c’è chi aveva avuto la stessa idea. Un imprenditore, Andrea Castellana, produttore di banchi in Africa, intervistato dalla giornalista, spiega però di aver «proposto ad alcuni dirigenti scolastici di prelevare i banchi, dividerli e restituirli consentendo loro di iniziare la scuola con la “soluzione in mano” entro il 15 settembre -dice- spendendo un decimo rispetto a quello speso con i banchi nuovi. Si sarebbe- aggiunge- inoltre, evitato il problema dello smaltimento dei banchi obsoleti» una proposta che però ha ricevuto una risposta negativa. «Il problema dei banchi si sarebbe risolto semplicemente aspettando che arrivassero quelli nuovi nei mesi successivi »
Solo a Palermo sono arrivati 17.000 nuovi banchi, spiega Stefania Petix, quindi 17.000 sono stati dismessi e devono essere ancora essere smaltiti. Ma questa è la triste storia che accomuna tutte le scuole italiane. I banchi sono ammassati fuori e dentro le aule in attesa di nuove disposizioni.
Nel frattempo, in soccorso a questa situazione, si sono mobilitati anche alcuni comuni (a cui resta l’onere dello smaltimento), come quello di Palermo che ha provato a regalarli ad associazioni ed organizzazioni senza scopo di lucro (sul sito il bando) purtroppo, però, senza ottimi risultati.
A scaldarci il cuore ci pensa la Petix che termina il suo servizio con le immagini di alcuni banchi donati dal DIAZ MANZONI e dal PESTALOZZI di Catania ad una scolaresca senegalese.
Le immagini narrano l’immensa gioia dei bambini meno fortunati nel ricevere ciò che non possono permettersi per studiare. La loro umile scuole, una semplice capanna, s’è arricchita per un gesto che, il nostro Governo non ha previsto mentre rinnovava degli arredi che andavano benissimo ma indubbio è « un patrimonio che resterà strutturalmente nelle nostre scuole» , nella memoria e nel cuore.