More

    La Sicilia prova ad attuare la sua autonomia: ecco come Musumeci sfida Roma

    Lo aveva preannunciato ieri sera ieri in Assemblea siciliana, dopo gli scontri nelle strade di Catania e non certo per timore. La “sfida” con Roma s’è aperta da tempo e questa sera approda in giunta il disegno di legge che estende fino alle 23 l’orario di chiusura di bar e ristoranti, in deroga al termine delle 18 imposto dall’ultimo Dpcm del governo Conte.

    L’appoggio da Trapani arriva dalla lettera scritta ieri dai 12 sindaci della provincia anch’essi in disaccordo col DPCM dello scorso 24 ottobre. Ma il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia avverte che ci saranno “impugnative immediate” per chi aggira il Dpcm quindi, eventualmente anche la Sicilia. Insomma, senza via traverse, se le mandano a dire e la fotografia che ne viene fuori risulta essere quella di un governatore che ci mette la faccia con le mani legate rispetto ad un governo che, anche questa volta, non fa nessun distinguo, rispetto alle misure imposte per le restrizioni adottate. Certo il quadro epidemiologico non è dei migliori e nessuno sa cosa succederà da qui a 15 giorni (il tempo che servirà al ddl per entrare in vigore) ma qualcosa si sta muovendo consapevoli che «Quando il governo centrale dirà che bisognerà chiudere per 24 ore, noi allora non fiateremo», ha detto il presidente siciliano.

    Il testo di legge proposto da Musumeci fa leva sull’art.17 dello Statuto speciale (QUI), che consente alla Regione di andare in deroga su alcune materie, come la vendita al dettaglio. Subito dopo l’ok della giunta, il testo sarà trasmesso all’Assemblea, dove il presidente Gianfranco Miccicichè, ha garantito una corsia preferenziale in modo da accelerare l’iter per il passaggio di aula. Tempi stretti, dunque. Sul testo poi si dovrà pronunciare il Consiglio dei ministri, nonostante le dichiarazioni del ministro Boccia lascino poco spazio alla mediazione. «Stiamo adottando il ddl, poi sarà il Parlamento siciliano a dovere approvare o respingere. E mi auguro che il governo centrale terrà conto della nostra prerogativa», ha affermato il Presidente Musumeci. «la Regione non è in condizione di emergenza o grave emergenza, ha spiegato il Musumeci, e comunque ha rafforzato il proprio sistema sanitario con oltre tremila operatori. Siamo – ha detto Musumeci – tra le regioni italiane che si sono dotate per prime di tamponi e test sierologici. Abbiamo testato oltre 460mila casi singoli con test molecolari e oltre 250mila con i test sierologici»

    Per cercare di ricostruire il rapporto con Regioni ed enti locali il premier Giuseppe Conte ha ribadito alla Camera che la messa a punto del Dpcm è finalizzata «da un lato a preservare la tenuta del sistema sanitario nazionale e dall’altro a scongiurare un lockdown generalizzato che danneggerebbe ancor di più l’economia del Paese. Ha detto il Premier – Siamo consapevoli che sono misure severe ma sono necessarie a contenere i contagi. Diversamente la curva epidemiologica è destinata a sfuggirci completamente di mano, ha proseguito Conte il quale ha ricordato che la bozza del Dpcm è stata condivisa con il Comitato tecnico scientifico – per il quale l’Italia è in uno scenario di tipo 3 – che dopo ampia analisi ha condiviso i provvedimenti previsti».

    Ma non basta perchè nel frattempo le proteste contro il Dpcm, proseguono. Stamattina decine di taxi hanno manifestato a Palermo contro il ritardo dei ristori promessi dalle istituzioni regionali e nazionali: a colpi di clacson hanno voluto richiamare l’attenzione di Palazzo dei Normanni e di Palazzo d’Orleans nei riguardi di una categoria duramente provata dalle norme anti Covid. «Riaprite o saranno guai!» E’ lo striscione che ha aperto nel pomeriggio, sempre a Palermo, la manifestazione indetta dal “Comitato Italia Libera”, la sigla che raggruppa, attraverso Forza Nuova, il popolo delle partite Iva, dello sport, giostrai, sale bingo, taxisti, musicisti e tutte le categorie sociali e del mondo del lavoro di Palermo e provincia. Con lo slogan “Tu ci chiudi, tu ci paghi. La Sicilia non molla” hanno invece manifestato anche i centri sociali, con cortei in diverse città della Sicilia.

    E mentre monta la protesta la curva dei contagi nell’isola sembra dare una tregua: oggi in Sicilia si registrano 706 nuovi positivi rispetto agli 860 di ieri, con un numero di tamponi pressochè uguale. Una flessione che lascia ben sperare da una parte ma non lascia spazio a buoni presagi dall’altro. Ci si ferma dunque così: tra l’incutine e il martello.

    Ultimi articoli