In un messaggio vocale su WhatsApp diretto ai manager degli ospedali siciliani, Mario La Rocca dirigente generale dell’assessorato alla Salute della Regione invitava lo scorso 4 novembre ad aumentare i posti di terapia intensiva sulla piattaforma della Protezione Civile (Cross):
«Ragazzi, buongiorno, oggi su Cross deve essere calato tutto il primo step al 15 novembre, non sento ca**i perché oggi faranno le valutazioni e in funzione dei posti letto di terapia intensiva decideranno in quale fascia la Sicilia risiede», si sente dall’audio diffuso dal quotidiano La Sicilia.
Lo scopo è quello di evitare ulteriori restrizioni per la Regione:
«Non è accettabile che noi si subisca ulteriori restrizioni perché c’è resistenza da parte di qualcuno ad aprire posti letto di terapia intensiva o ordinari. -continua La Rocca nella chat dove sono presenti tutti i manager delle Asp siciliane– Appena stasera ci chiudono, ovviamente l’assessore andrà a controllare chi ha “calato” su Gecos che cosa e quello che non c’è su Gecos e su Cross (piattaforme del ministero della Salute e della Protezione civile ndr), relativamente al primo step del 15 novembre sarà responsabile di quello che subirà la Sicilia in termini di restrizioni. È una responsabilità che vi prego di non assumervi, quindi la cortesia è fare calare tutto lo step previsto al 15 novembre già da stamattina su Gecos perché stasera si conteranno i morti e i feriti, grazie».
Da quella data i posti in terapia intensiva sono effettivamente aumentati ma i sindacati nelle ultime settimane hanno avuto più di un dubbio sulla veridicità dei numeri. Il Cimo (sindacato dei medici) ha fatto un calcolo autonomo dei posti in terapia intensiva in tutta la Sicilia arrivando ad una conclusione ben diversa: i posti attualmente sarebbero 572 e non 817 come è stato dichiarato e “calato” sulla piattaforma della protezione civile dai manager Asp.
Ieri in giornata è poi arrivata anche la replica di La Rocca che all’Ansa ha cercato di difendersi dalle accuse:
«Ero incavolato: dicevo ai manager di ospedali e Asp che dovevano applicare il piano della Regione destinando posti letto ai malati Covid ma non lo facevano, non avevano gli attributi per imporsi su alcuni medici: perché la verità è che ci sono medici che si stanno sacrificando dando l’anima in questa emergenza e ci sono quelli che invece non vogliono occuparsi di questi malati (…) Pur di non svuotare alcuni reparti, per destinare i posti letto ai pazienti Covid, c’è chi ha scritto nelle cartelle cliniche diagnosi inventate, ne ricordo una che parlava di tubercolosi, ma non era vero. Quegli audio erano uno stimolo ad accelerare l’attivazione di nuovi posti per i pazienti Covid. Percepivo da parte di alcuni manager la scarsa consapevolezza da un lato per l’aumento dei contagi e dall’altro per la crisi economica generale e dunque la necessità di accelerare. Mi sono reso conto che c’era anche l’incapacità da parte di alcuni a imporsi all’interno delle proprie aziende ospedaliere anche a costo di dispiacere quei medici che non volevano trasformare i propri reparti da ordinari a Covid».
Adesso toccherà ai Nas inviati dal Ministro della Salute Roberto Speranza verificare se e come i manager dell’Asp abbiano “mentito” accogliendo l’invito del dirigente siciliano.
Intanto diverse sono state le reazioni politiche: il ministro agli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia ha definito l’audio «grave e inaccettabile»; il Movimento 5 stelle ha chiesto le dimissioni dell’assessore alla Salute Ruggero Razza che dal canto suo difende il suo collaboratore dicendo che i dati caricati sono veri, i deputati Pd dell’Ars hanno invece annunciato un esposto alle varie procure dei capoluoghi siciliani.