La sera del 10 maggio – scrive il Gom (il reparto mobile della polizia penitenziaria) – quasi tutti i detenuti al 41 bis erano davanti al televisore…
«Quell’uomo… di Giletti e quel… Di Matteo stanno scassando la minchia».
E’ l’11 maggio scorso e a parlare, mentre è in carcere, è il boss mafioso Filippo Graviano, condannato per le stragi del ’92 e del ’93. La sera prima aveva visto la trasmissione “Non è l’Arena” di Giletti, che parlava di scarcerazioni. La puntata non gli era andata giù. Graviano parla con lo ndranghetista Maurizio Barillari. Gli uomini del Gom, ascoltano le sue parole e stilato una relazione. «Il ministro fa il suo lavoro e loro rompono i…», dice Graviano. Un retroscena messo nero su bianco con tanto di copertina a firma del giornalista Lirio Abbate che oggi parla del suo nuovo libro “U siccu” su Matteo Messina Denaro, su la Repubblica.
Preoccupata più tardi la reazione del conduttore televisivo Massimo Giletti che durante la puntata di “Non è l’Arena” si era occupato della scarcerazione di oltre 300 boss mafiosi, e che su queste minacce esistenti da due mesi, si aspettava, almeno di essere avvisato piuttosto che apprenderlo dalle pagine di un giornale: «In un paese normale queste cose non succederebbero. Come minimo mi aspettavo che chi tiene le carte di queste intercettazioni, mi avvisasse. Spero che qualcuno mi risponda su questo. Apprendere da un giornale una cosa di questo tipo, mi lascia molto preoccupato. Mi preoccupa questo silenzio. Stiamo parlando di maggio. Siamo a luglio. Forse una telefonata me la sarei potuta aspettare da qualcuno. Perché nessuno mi ha avvisato? Perché chi è competente non mi ha avvisato? Come minimo c’era il dovere istituzionale di avvisarmi…Credo che il ministro Bonafede, visto che le intercettazioni sono fatte dal Gom, qualcosa sul suo tavolo avrà già da un pò di tempo».