Partiamo da un dato: Màkari, la serie tv tratta dai romanzi di Gaetano Savatteri, di cui tanto si è parlato negli ultimi giorni è un successo televisivo.
I numeri parlano chiaro: oltre il 28% di share e quasi 7 milioni di telespettatori per la prima puntata (contro l’Isola dei Famosi su Canale 5) e il 26% di share con 6 milioni di telespettatori per la seconda puntata (un calo fisiologico ma anche dovuto a tanta concorrenza, a partire dalla partita di Champions Real Madrid – Atalanta).
Sull’apprezzamento del pubblico, monitorato da Auditel, non ci sono dubbi ma come sempre accade nella piazza virtuale dei social ogni volta che un argomento ci riguarda direttamente o indirettamente, vogliamo dire la nostra.
E non poteva essere diversamente neanche in questo caso, dove una buona parte di utenti social, dopo aver dismesso i panni di esperti virologi e messo su quelli di critici di serie tv, hanno iniziato a criticare la fiction Rai prodotta dalla Palomar.
Tra le critiche più gettonate, se anche voi avete un profilo sui social, non vi saranno di certo sfuggite il poco apprezzamento di molti trapanesi nei confronti della sceneggiatura, del montaggio, della fotografia, qualcuno ha avuto da ridire sull’abbigliamento degli attori, a qualcun altro ha dato fastidio che nel 2021 due persone, adulte e consenzienti, finissero a letto solo poco tempo dopo dal loro primo incontro ma c’è anche chi ha criticato la rappresentazione “stereotipata” del siciliano. Peccato, però, che molti di quegli stereotipi ancora oggi corrispondano molto spesso alla realtà.
C’è anche chi ha fatto un paragone azzardato tra Màkari e Il Commissario Montalbano, d’accordo: l’associazione viene facile poiché i romanzi da cui è tratta sono della stessa casa editrice (la Sellerio) e anche la produzione è la medesima, la Palomar. Ma chi si nutre di serie tv e fiction abitualmente ed ha visto almeno una puntata di entrambe le serie, sa benissimo che non si possono paragonare: sono due cose completamente diverse.
Una polemica su tutte, però, dopo la messa in onda della seconda puntata, ha infiammato gli animi: «hanno girato al centro storico di Trapani e dicono che è Palermo. Hanno fatto pubblicità a Palermo mostrando le immagini dei nostri territori», era questo il tenore della disputa che si leggeva oggi un po’ dappertutto sui social.
Ma cosa è successo? Nell’episodio «La regola dello svantaggio» i protagonisti si spostano a Palermo, città di origine del protagonista Saverio Lamanna. Quello che nella realtà è il centro storico di Trapani, per esigenze narrative, viene raccontato come se si trattasse del centro storico di Palermo.
Tutto ciò ha fatto letteralmente indignare gli opinionisti social che probabilmente avranno scambiato Màkari per un documentario.
È risaputo, infatti, che cinema e tv fin dalla notte dei tempi, utilizzano questi stratagemmi per ammortizzare i costi di produzione ma anche e soprattutto per comodità: con un set basato interamente nella provincia di Trapani, che senso aveva spostare un considerevole numero di persone per girare tre scene in esterna su Palermo? Nessuno.
Ecco spiegata quindi la scelta.
Màkari, giova ricordarlo poiché non arriviate impreparati alle prossime ultime due puntate (lunedì 22 e lunedì 29 marzo) è una serie tv tratta da un romanzo, l’errore comune è pensare che questa debba essere al servizio della provincia di Trapani come promotore turistico.
Invece no: si tratta semplicemente di finzione. Per tutto il resto, esistono Linea Verde e Linea Blu.
Al netto del fatto che un prodotto televisivo possa piacere o non piacere, tutti i trapanesi dovrebbero mettere da parte i radicalismi e fare il tifo per Màkari, a prescindere. Perché ogni minuto della serie mandato in onda nella fascia di maggiore ascolto tv, sulla prima rete televisiva nazionale è solo grasso che cola.