«Troia… vattene da questa casa altrimenti ti ammazzo» così le si rivolgeva quando era a casa. Poi la costringeva a prostituirsi e a portare i “soldi a casa”: «sei una prostituta, vai a prostituirti così porti i soldi a casa, sei una cosa inutile, non servi a nulla». Più volte la sua convivente, S.P., 37 anni, originaria di Palermo, era finita al pronto soccorso del nosocomio marsalese in codice rosso per le percosse ricevute da lui P.U., 50 anni che oltre alle parole, era pesante anche con le mani.
Più volte l’avrebbe picchiata con estrema violenza, minacciata e insultata. Per questo la Procura di Marsala ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato. L’inizio del processo è fissato al prossimo 8 settembre e, sebbene le violenze subite sono ataviche, si fa riferimento ai fatti che vanno dallo scorso 4 marzo all’8 aprile. Poco più di un mese di minacce, percosse e insulti. Secondo l’accusa la donna, avrebbe subito un inferno durante il lockdown.
Un dramma a porte chiuse vissuto tra lacrime, disperazione e dolore mentre l’uomo, scaraventava su di lei la sua furia: tirandole i capelli e prendendola a calci e pugni, le avrebbe chiesto denaro e la vendita del suo corpo. Con la testa della donna tra le mani più volte l’avrebbe sbattuta al muro con violenza minacciandola di morte. Violenza fisica e psicologica. Fino a crollare per risalire e chiedere aiuto.
E mentre per molti la casa è stato il rifugio dal covid, per altri è stato un incubo vissuto ad occhi aperti. Le case, durante la quarantena, sono diventate focolaio di un’altra epidemia, quella della violenza sulle donne che lascia segni visibili sul corpo ma anche invisibili sulla testa e sul cuore. In Italia le richieste di aiuto durante la quarantena hanno subito un incremento del 74%. Per l’Onu, in tutto il mondo, i casi sono triplicati.