«L’ambiente trapanese è da sempre permeato di rapporti fra mafia e pezzi di ambienti che io chiamo genericamente della borghesia mafiosa, ma lo faccio per non dare specificazione ad elementi che invece riguardano particolari settori, dall’imprenditoria al mondo della sanità.
E certamente va considerato che la provincia di Trapani è la seconda in Sicilia, dopo quella di Messina, per presenza di logge massoniche. Tutti questi elementi ci inducono a spingere i nostri accertamenti e le nostre verifiche fra il materiale che abbiamo e la rilettura di quello che avevamo: è quello che contiamo di fare in queste ore».
Così il procuratore capo di Palermo Maurizio De Lucia parla dell’indagine sulla cattura dell’ormai ex superlatitante Matteo Messina Denaro, in un’intervista rilasciata a Salvatore Frequente e Giuseppe Pipitone del Fatto Quotidiano.
«Abbiamo diverse fasi di indagine in corso. -spiega De Lucia – Innanzitutto su chi lo ha protetto oggi, cioè chi gli ha consentito di vivere in un luogo relativamente tranquillo e di curarsi. Si tratta di un breve periodo, perché è noto che quella casa di Campobello è nella sua disponibilità da circa un anno. Poi c’è il grosso del lavoro, cioè ricostruire i 29 anni precedenti.
È evidente che 29 anni di latitanza più uno, non si fanno solo in quel territorio. Noi lo abbiamo trovato lì perchè aveva bisogno di stare lì, ma non è affatto detto che si sia mosso soltanto in quel territorio. Ed è chiaro che ha goduto di appoggi che non sono solo quelli della cosiddetta mafia militare».