Sono ventotto i campioni prelevati dal consulente nominato dalla Procura di Palermo Giorgio Barbagelata ed esaminati all’Università di Genova dipartimento di ingegneria chimica. Quarantotto ore di sovrapposizioni, riscontri e test di delle riverniciature effettuate sulla petroliera Vulcanello per verificare la presunta collisione con il peschereccio Nuova Iside della marineria di Terrasini scomparso in mare la notte del 12 maggio scorso a largo di San Vito Lo Capo. Una rotta maledetta. La stessa dove, quella notte, navigava la Vulcanello. Sull’imbarcazione, salpata dal porto di Terrasini per una battuta di pesca, c’erano Matteo, Giuseppe e Vito Lo Iacono. I primi due restituiti dal mare senza vita dopo estenuanti ricerche mentre, di Vito, figlio di Matteo e cugino di Giuseppe, niente è mai affiorato a galla. Si pensa che il suo corpo sia rimasto incastrato nel Nuova Iside, rintracciato dalla Marina Militare a 1400 metri di profondità a 30 miglia nord di Palermo.
Ma il tempo è passato inesorabile davanti ad appelli lanciati dalla famiglia per il recupero del peschereccio. E’ scivolato avanti alle visite dei ministri. Ed è andato avanti facendosi sempre più tardi. Anche per le indagini partite in ritardo rispetto ai tempi.
Oggi presenti nel cantiere Palumbo a Messina anche l’avvocato delle famiglie Lo Iacono, Aldo Ruffino, ed i consulenti di parte dei familiari della Nuova Iside Luigi Cannizzaro, Christian Mannino, Michele Corrao ed il comandante Daniele Rocchetti. «Nel corso delle analisi – afferma l’avvocato Ruffino – sono stati notati possibili punti di contatto». Nelle ultime relazioni dei periti della procura, che nel frattempo hanno recuperato la scatola nera, si legge che i microfoni del voyage data recorder della Vulcanello hanno registrato 4 rumori che farebbero pensare ad una collisione tra le due imbarcazioni «Da una visione dei sistemi di navigazione della Vulcanello – scrive in una relazione la sezione operativa della direzione marittima – sono emersi ulteriori elementi probatori a carico del terzo ufficiale e del timoniere in guardia in plancia, Giuseppe Caratozzolo e Mihai Jorascu, due degli indagati; attorno alle 23,00, infatti, si sentono quattro urti, poi in concomitanza, dai sistemi di bordo sono state accertate sospette riduzioni di velocità e repentine variazioni dell’angolo del timone e della rotta che sono compatibili con una collisione».
«È fondamentale che il governo dia il via libera al recupero del peschereccio per essere certi di che cosa sia accaduto quella notte, anche se gli audio ormai confermano che l’equipaggio della Vulcanello probabilmente ha avvertito il colpo senza fermarsi, senza lanciare un SOS…» afferma Ruffino quando sono cinque le persone iscritte sul registro degli indagati: il comandante e i due ufficiali di plancia della petroliera del gruppo Mednav e l’armatore della società Augustadue, e Raffaele Brullo, della società armatrice. Le ipotesi di reato sono omicidio colposo, sommersione di nave e omesso soccorso. Le indagini sono coordinate dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dal pm Vincenzo Amico.
«Il nostro consulente tecnico ha individuato dei punti sullo scafo della Vulcanello, punti riverniciati, compatibili con una collisione». Ha affermato Cinzia Pecoraro, legale di alcuni familiari delle vittime della Nuova Iside, insieme ad Antonio Pecoraro, Giuseppina Scrudato e Aldo Ruffino.
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