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    Per la valdericina Caterina Lo Bue: Recitare per “I Leoni di Sicilia” è stata un’esperienza immersiva.

    I “Leoni di Sicilia” non è solo la storia dei Florio ma un racconto di riscatto, d’amore e coraggio.

    A trasformare la vera storia della famiglia Florio, che dalla Calabria partì per la Sicilia, diventando una delle famiglie più potenti d’Italia, in una serie raccontata su Disney+ , ci ha pensato, Stefania Auci (trapanese di nascita e palermitana d’adozione) che ha trasformato il suo best sellers in una serie di grande successo.

    Ai Florio si deve l’invenzione del tonno sott’olio ma anche il perfezionamento della navigazione senza contare quella rivoluzione, tutta al femminile, che ha fatto la fortuna sia del romanzo, sia della serie. A Trapani, ed in particolare a Favignana, i Florio, scorrono nelle vene, oltre che nei calici, da secoli tanto che, nel cast si ritrovano attori del posto come Caterina Lo Bue, valdericina di nascita trapiantata a Roma che, ci racconta la sua esperienza sul set.

    Quando il mio agente mi ha contattata per il provino era un periodo di totale casino, perché contemporaneamente faccio anche l’università(…) Successivamente l’avevo proprio dimenticato, come succede solitamente per i provini, così, quando dopo qualche mese il mio agente mi ha ricontatta dicendomi “Katia sei a Roma, vero?” ed io “no, sono in Sicilia”, lui mi ha detto detto di ritornare a Roma perché ero stata scelta per interpretare Cristina ( una negoziante che reciterà con “Ignazio Florio”)
    Ovviamente sono stata molto contenta.

    Mi sono trovata molto bene con tutti nonostante fosse una una produzione grande ma ogni reparto, produzione, regia, costumi, trucco e parrucco, era super professionale.

    Questa serie sta avendo molto successo, tu, che l’hai vissuta in una doppia veste, cosa ne pensi anche da spettatrice?

    Da spettatrice mi è piaciuta tantissimo. È il lavoro di un regista, Paolo Genovese, che apprezzo tantissimo da sempre.
    Per quanto riguarda il mio ruolo, mi interessava tantissimo interpretare un personaggio che fosse lontano dai nostri tempi perché la serie è, appunto, ambientata nell”800. Anche l’aver dovuto recitare in siciliano, pur essendo siciliana, è stato un immergersi in una rievocazione di un passato linguistico diverso rispetto a quello a cui si è abituati e, avendo girato a Roma, dove avevano  ricostruito un set perfettamente fedele al tempo, sono stata completamente trasportata in uno spazio a me, per certi versi, familiare. Gli scenografi, hanno fatto un lavoro eccellente. Mi sono trovata molto bene a lavorare con Paolo Friguglia (Ignazio Florio nella serie) con cui Cristina (una negoziante nella serie), il mio personaggio, si interfaccia.

    Da trapanese abituata a vedere la Favignana “dei Florio” sorgere e tramontare ogni giorno all’orizzonte, che effetto ti ha fatto vivere questa storia raccontata da Stefania Auci?

    È stata un’esperienza immersiva. Ti sentivi realmente nell”800. Nessuna cosa era contemporanea. Niente era fuori posto: il pavimento, l’ambiente, i costumi… tutto era ottocentesco.

    Come hai vissuto il tuo essere trapanese in questo contesto? Come hai percepito, se lo hai percepito, il tuo riscatto sociale?

    Per me è stato bello, in generale, aver fatto parte di un progetto del genere che racconta di una famiglia che ha sviluppato la storia nella nostra provincia. Quindi è una cosa molto bella a prescindere ed esserne stata partecipe è una cosa di cui andare fiera.

    Il lavoro, in Sicilia, è sempre stato “il” problema dell’isola, quello per cui la gente va via ma anche quello per cui molti iniziano a restare. Un riscatto sociale che però, a volte, non è permesso a tutti. Tu, ad esempio, con la tua scelta di vita, sei quasi stata costretta ad andartene…

    Nel mio caso personale mi sono trasferita a Roma per inseguire una passione ma anche per studiarla. Tengo a precisare una cosa: io avevo iniziato a studiare recitazione a Trapani con Iolanda Piazza purtroppo ero l’unica allieva. Nonostante avesse una classe, si trattava di una lezione privata perché c’ero soltanto io. A quei tempi avevo circa 15/16 anni. Poi mi sono diplomata e mi sono trasferita a Roma perché, contemporaneamente agli studi di recitazione, dove poi mi sono diplomata in Accademia, ho fatto l’università, (adesso sto finendo la laurea magistrale), e in Sicilia, Scienze dello Spettacolo, non esisteva. Roma, rispetto a ciò che volevo fare, è stata una scelta obbligata, più che indicata. Relativamente ai percorsi di recitazione in Sicilia, e soprattutto nella nostra provincia, credo che qualcosa si stia muovendo però, purtroppo, ogni volta che ritorno, mi dispiace tanto vedere che non è molto attiva per quanto riguarda la cultura. A livello culturale, il problema resta istituzionale in quanto si dovrebbe investire molto di più nell’industria culturale.

    Quanto, invece, è importante il supporto familiare in un percorso come il tuo?

    Il supporto familiare è fondamentale. Io ringrazio la mia famiglia che in tutto il mio percorso, mi ha sempre sostenuta sin da piccola, quando ho iniziato a fare i miei primi passi in questo mondo e li facevo studiando danza classica nella scuola di Sandra Giorgetti. I miei genitori hanno sempre creduto in me e mi hanno sempre supportata con tutti i sacrifici che comporta, ovviamente, il percorso che ho scelto .

    Per te, chi sono oggi i veri “Leoni Siciliani”?

    Eh…una bella domanda questa. E pure molto complessa. È difficile rispondere …
    Penso che siano le persone che, nonostante tutti i problemi che ci sono, hanno degli ideali, lottano per questi senza perdere di vista il loro obiettivo. Per esempio, nel calderone dello sfruttamento del personale, la precarietà, le paghe minime che vanno di pari passo, ci sono vedono le persone che lottano contro questo sistema malato senza mai arrendersi.

    In questa serie c’è più amore o più coraggio?

    C’è tanto amore e tanto coraggio. Dipende dai personaggi. Miriam Leone, ad esempio, è un personaggio con un carattere molto forte capace di racchiudere coraggio e amore. Tanto amore.

    Ci vuoi raccontare un aneddoto divertente che ti è accaduto sul set?

    Mi ricordo che avevo tanto freddo perché ho girato a Roma d’inverno viceversa, alcuni miei colleghi hanno girato, in costume (e non certo quello da bagno) in una Palermo d’agosto.

    Mi ricordo che siamo scesi dal camerino ed eravamo sul set quando il fonico doveva microfonarci ma, non riusciva a trovare il polso così, alla fine mi sono spogliata lì, davanti a tutti, patendo il freddo.

    Perché dovremmo vedere la serie?

    Perché questa è una serie internazionale. In Italia questo tipo di prodotto scarseggia ancora un pò rispetto a quello cinematografico ma, se pensiamo che spesso la quantità non garantisce la qualità che, ad esempio, invece, è stata espressa in “Leoni di Sicilia” siamo sulla buona strada per una crescita.

    Studiando cinema penso che sia un argomento molto importante. In questo momento al cinema ci sono dei film italiani stupendi.

    Tu stai lavorando a qualche altro progetto?

    Si ma è tutto top secret. Quest’ estate ho girato due serie in Sicilia, che andranno in onda una nel 2024 e l’altra a fine dicembre credo. Sono dei progetti di Mediaset (Canale 5), e l’altro Rai.

    Contemporaneamente ho iniziato delle riprese per un film indipendente. Si tratta di un’opera prima di un regista che sta facendo il suo primo lungometraggio ma anche su questo non posso anticipare nulla.

    Grazie mille e, non ci resta che farti un grandissimo “in bocca al lupo”!

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