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    Pescatori sequestrati in Libia: il ministro della Difesa del governo di Tripoli «fate intervenire la Francia»

    Per liberare i pescatori siciliani detenuti a Bengasi dobbiamo chiedere aiuto alla Francia. Lo ha detto in una intervista in esclusiva al Giornale il ministro della Difesa del governo di Tripoli, Salahuddin Al-Namroush venuto, venerdì scorso, a Roma per un vertice presso la sede dello Stato Maggiore dell’Esercito.

    Salahuddin Al-Namroush, risponde così alla domanda posta da Fausto Biloslavo per Il Giornale:

    Ha qualche informazione sui 18 pescatori siciliani detenuti a Bengasi da oltre tre mesi?

    «È veramente triste che l’aggressore Haftar li abbia catturati. Sono molto dispiaciuto per le loro famiglie tenendo anche conto delle imminenti festività natalizie e per il nuovo anno. Il vostro ministro degli Esteri mi ha chiesto come possiamo aiutarvi. Ho risposto che fate parte dell’Unione europea e dovreste chiedere alla Francia. Jean-Yves Le Drian (ministro degli Esteri francese nda) ha buoni rapporti con Haftar. Può intervenire favorevolmente in questa vicenda».

    Un due di picche, però, era arrivato proprio dalla Ue che aveva abbandonato al loro destino i pescatori in ostaggio a Bengasi.

    Era stata infatti Annalisa Tardino, l’eurodeputata siciliana leghista, a formalizzare a Bruxelles una richiesta di aiuto per la vicenda dei marittimi sulla presunta violazione dell’autoproclamata zona di pesca protetta, indirizzata a Joseph Borrel, rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza.

    A tale richiesta la risposta è stata però: «L’assistenza consolare diretta per i cittadini dell’Ue rientra nelle competenze degli Stati membri. Vi invito pertanto a contattare direttamente le autorità italiane».

    Il ministro della Difesa del governo di Tripoli su Haftar dice poi: «Ci rifiutiamo di parlare con lui (Haftar ndr) e di accettare la sua presenza in qualsiasi negoziato. È un criminale, che dev’essere punito e sbattuto in galera». Che sia davvero la Francia una possibile alternativa? Ma a che prezzo? Senza contare che la vicenda è nota a Bruxelles che in passato aveva sanzionato la Libia per aver definito autonomamente la sua ZPP (Zona di Protezione di Pesca) a 62 miglia, aggiungendo le 12 miglia di acque territoriali (rimanda la questione al mittente questa volta).

    Namroush ha parlato anche dei principali punti dell’accordo di cooperazione militare tra Italia e Libia, siglato con il collega italiano, Lorenzo Guerini, che «riguarda il rafforzamento delle capacità operative a cominciare dalla Guardia costiera, le forze speciali e le unità antiterrorismo. Sono previsti anche dei consiglieri italiani, che ci aiuteranno a riorganizzare la nostra struttura militare».

     

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