Si contano i giorni. Quelli che mancano a Natale e quelli che separano ancora i 18 marittimi sequestrati lo scorso 1 settembre in Libia dalle milizie del generale Haftar. Resta la speranza di poterli riabbracciare per le feste ma, arriva anche lo sconforto dopo l’ultimo contatto, lo scorso 11 novembre (QUI), a 72 giorni dal sequestro al quale è seguito il silenzio. Assordante. Una telefonata con gli otto marittimi italiani dell’Antartide e del Medinea, i due pescherecci di Mazara del Vallo (Trapani), non basta per rassicurare amici e parenti sulle condizioni di salute, che nel frattempo, non si sono mai stancati di chiedere la loro liberazione. «Da allora è passato quasi un altro mese ed è di nuovo calato il silenzio assoluto», dice all’Adnkronos Marco Marrone, armatore del Medinea. Il premier Giuseppe Conte, in un’intervista a Repubblica, ribadisce l’impegno del Governo nelle trattative: «Stiamo lavorando intensamente, notte e giorno, a tutti i livelli». Senza celare più lo scoraggiamento, Marrone adesso dice «Noi siamo all’oscuro di tutto, non ci danno nessuna notizia» nonostante «Ci siamo sempre fidati delle parole del presidente del Consiglio, del ministro degli Esteri e dell’Unità di crisi, ma con il passare dei giorni è normale che subentri un pò di sconforto».
La speranza è che i 18 marittimi possano tornare presto a casa. «Dopo oltre 90 giorni l’auspicio è che la liberazione sia imminente. Sarebbe bello ricevere questo regalo per Natale». La telefonata dello scorso 11 novembre Marrone la ricorda bene. La voce di Pietro, il comandante del suo peschereccio, che rassicurava la famiglia sulle proprie condizioni di salute, ma al tempo stesso chiedeva aiuto. «”Stiamo impazzendo, fateci uscire da qui”, ci ha detto».
Dopo quel contatto telefonico l’incontro con il ministro Di Maio. «Ci ha rassicurato, ci ha spiegato che avevano trovato un nuovo canale, che poteva essere la volta buona – ricorda Marrone -. Da allora non l’abbiamo più sentito, siamo in contatto con l’Unità di crisi, ma continuano a ripeterci sempre le stesse cose “state tranquilli, stiamo lavorando, le trattative sono delicate”» Per 55 giorni le famiglie dei 18 marittimi hanno protestato a Montecitorio. Incatenati per chiedere attenzione. «Il ministro Bonafede mi è stato molto vicino -ricorda adesso Marrone -. Mi piacerebbe ricevere la stessa vicinanza umana e personale dal ministro Di Maio e dal premier Conte, sarebbe bellissimo ricevere una loro telefonata, sentire il conforto da parte del Governo nazionale» Una vicinanza che, invece, è stata manifestata dal governatore siciliano, Nello Musumeci. «Ci ho parlato più volte, si è dimostrato un padre di famiglia, ci ha messo a disposizione un numero diretto». Intanto, proprio su proposta della Giunta Musumeci l’Assemblea regionale siciliana ha destinato 150mila euro in favore delle famiglie dei 18 pescatori di Mazara del Vallo (a cui andranno 100mila euro) e dei due armatori (a cui sono destinati 50mila euro).
«Mi auguro che anche il Governo nazionale pensi a un ristoro per noi e per le famiglie». Dal 12 agosto le entrate di Marrone si sono azzerate. «Le perdite sinora si aggirano sui 300mila euro, ma se la mia barca non torna non ho più futuro… è tutto quello che mi ha lasciato mio padre, che oggi non c’è più e io mi sento responsabile di aver distrutto tutto quello che lui ha costruito. Il mio appello? Riportateli a casa entro Natale». A supportare quest’appello le marinerie di tutt’Italia che oggi, hanno fatto suonare le sirene dei loro pescherecci.