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    Peschereccio disperso: l’ultimo saluto al capitano Matteo

    Ciao Capitano. Così lo hanno salutato gli amici, i colleghi, i parenti e i cittadini di Terrasini e di Cinisi raccolti fuori dalla chiesa Maria Santissima delle Grazie di piazza Duomo a Terrasini per l’ultimo saluto a Matteo Lo Iacono, capitano del Nuova Iside, restituito dalle acque del mare qualche giorno fa dopo il nipote Giuseppe, 35 anni padre di 7 bambini. Un mare che trattiene ancora il peschereccio di 26 metri e Vito, 26 anni, figlio di quell’armatore esperto, dice chi lo conosceva, così come l’equipaggio a bordo. Due famiglie distrutte che oggi si sorreggono cercando forza nello stesso dolore.

    E cercano la verità, loro, mogli e figlie protagoniste di un racconto verghiano di questo spaccato di Sicilia semplice e miserabile dove nonostante il sole, l’acqua arriva sempre dove è già bagnato.

    «Pioggia, vento, tempesta. Qui a Terrasini conosciamo bene la fatica dei nostri pescatori, il loro lavoro, i sacrifici. E sappiamo pure che dopo due mesi chiusi in casa, Matteo, il figlio Vito e il cugino Giuseppe, avevano bisogno di uscire in mare e lavorare. Per questo adesso chiediamo alle istituzioni di non abbandonarci». Ha detto durante l’omelia, don Davide Rasa, parrocco della chiesa Maria Santissima delle Grazie di piazza Duomo a Terrasini. Un abbraccio al dolore della famiglia a cui si sono uniti anche i comuni di Terrasini e Cinisi oggi, con la bandiera a mezz’asta. E’ lutto cittadino in questi paesi ma lo è in tutta la Sicilia che sta seguendo la vicenda ‘Nuovo Iside’ con dispiacere e tristezza.

    Matteo Lo Iacono

    In chiesa ci sono pure le autorità, i sindaci dei paesi vicini, il comandante della Capitaneria di Porto Roberto Isidori e l’assessore regionale Edy Bandiera ai quali don Davide Rasa ha detto: «La vostra presenza qui è molto importante di fronte a questa tragedia abbiamo bisogno dell’appoggio delle istituzioni, abbiamo bisogno che le ricerche vadano avanti per il nostro Vito e soprattutto per fare chiarezza».

    La paura di essere abbandonati proprio adesso che Matteo viene seppellito insieme a Giuseppe si fa palpabile. All’appello manca Vito. E manca la verità ad oggi inabissata insieme al Nuova Iside per la quale le ricerche devono continuare.

    E mentre si attendono i risultati dell’esame autoptico effettuato sul corpo di Matteo, e degli esami sugli abiti che indossava al momento del ritrovamento, l’avvocato Ruffino, che segue la famiglia Lo Iacono, ha avanzato l’ipotesi di speronamento e questa mattina ha detto: «Due magliette e una felpa pesante  indumenti che non si indossano certo quando tira vento di scirocco. Giuseppe (il nipote ndr), invece, – ha osservato l’avvocato Ruffino –quella sera aveva sentito la moglie dicendole che stava andando a dormire. Nessuno era preoccupato, se ci fosse stato maltempo lo avrebbero certamente comunicato» Come avvenuto nei giorni scorsi, l’avvocato ha lanciato un appello alle istituzioni. «Chiediamo che le ricerche continuino senza sosta, è necessario ritrovare il relitto e Vito. Abbiamo apprezzato le parole del ministro Bellanova, confidiamo che lo Stato non ci lasci da soli».

    «Questa è una tragedia che coinvolge intere famiglie, bisogna trovare il peschereccio sommerso e capire cosa è successo veramente. E poi c’è un ragazzo di 26 anni che va ancora cercato». Ha detto il sindaco di Cinisi Giangiacomo Palazzolo, «Impazzisco all’idea che una famiglia debba temere che le ricerche possano interrompersi la dinamica è da chiarire e la tesi che il peschereccio non sia affondato a causa del maltempo è sempre più concreta. – ha sottolineato il sindaco – Faccio mie le preoccupazioni delle famiglia Lo Iacono, l’idea che si possano fermare le ricerche mi terrorizza, al contrario vanno intensificate e bisogna agire in frettaChiediamo di utilizzare i mezzi della Marina Militare». Sulla stessa linea il sindaco di Terrasini, Giosuè Maniaci, che in questi giorni è stato in contatto con il ministro Bellanova che richiesto « di recuperare le scatole nere delle imbarcazioni che hanno solcato quel tratto di mare tra il 12 e il 13 maggio e che la marina militare metta a disposizione per le ricerche le attrezzature moderne in suo possesso, non c’è più tempo da perdere».

     

     

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