L’operazione Ruina portata a termine ieri, mercoledì 15 dicembre, dagli uomini della Polizia nei confronti di una serie di presunti mafiosi, molti dei quali vicini al numero uno di Cosa Nostra della provincia di Trapani (QUI), continua a far rumore ma soprattutto a preoccupare.
A lanciare l’allarme è il Presidente della Commissione Antimafia dell’Ars Claudio Fava: «Quanto sta emergendo dall’attività di indagine della magistratura e delle forze dell’ordine nel trapanese, ultima in ordine di tempo la vicenda che riguarda il sindaco di Calatafimi, è elemento di grave e profonda preoccupazione. Se le eventuali responsabilità penali dovessero essere accertate in sede processuale, quello che già adesso traspare chiaramente è un’inquietante familiarità nei rapporti tra amministratori locali ed esponenti delle cosche: un comportamento che mostra una permeabilità delle istituzioni e rafforza il prestigio dei boss mafiosi in un territorio».
Si perchè quello di ieri non è un caso isolato.
L’operazione “Scrigno” che nel marzo del 2019 riuscì a disarticolarono una fitta rete di accordi tra imprenditori, politici e mafiosi per l’egemonia del territorio mediante il controllo di attività economiche, soprattutto nel campo dell’edilizia e della gestione di esercizi commerciali per reinvestire i capitali, ma anche di raccogliere consensi elettorali in occasione delle varie consultazioni tanto che, tra le 25 persone arrestate, finirono in manette esponenti della politica del territorio locale e regionale che si proponevano a cosa nostra come punti di riferimento e, pur di vincere le elezioni arrivano, in alcuni casi, addirittura ad affidargli la gestione, seppur parziale, della propria campagna elettorale. In quell’occasione, l’operazione Scrigno mise in luce, per la prima volta, l’esistenza di una articolazione mafiosa sull’isola di Favignana.
Lo scorso febbraio era stata l’operazione Phimes (QUI) avviata dai carabinieri di Alcamo a trarre in arresto l’imprenditore Isca, e il vice Comandante della locale Polizia Municipale, Salvatore Caprarotta, per il reato di corruzione.
A maggio il tonfo lo farà la sanità siciliana con l’operazione Sorella Sanità (QUI) che coinvolge vertici delle asp di Trapani e di Palermo, faccendieri, imprenditori e, alla luce dei nuovi fatti e dichiarazioni, pare anche politici.
Ed è di giugno la “tempesta perfetta” abbattutasi tra Castellammare del Golfo e New York (QUI) quando 13 persone venivano arrestate con l’impiego di 200 militari dell’Arma. Anche qui gli avvisi di garanzia raggiunsero il sindaco e consigliere.
A luglio è la volta dei boss di Castellammare del Golfo, Asaro, e di Paceco, Salerno ed ancora avvisi di garanzia verranno inviati al sindaco di Paceco, questa volta (QUI).
L’estate si fa rovente ad Erice (QUI) con gli arresti che coinvolgono la sindaca il marito e il fratello per questioni inerenti un parcheggio da realizzare a San Giuliano. (oggi tutti rilasciati). Sempre a luglio sarà Favignana a tremare: il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Trapani, infatti, da esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali emesse dal GIP di Trapani nei confronti di 11 persone tra cui il sindaco di Favignana, il comandante della Polizia Municipale locale, l‘ex vice sindaco e una dipendente di una compagnia di navigazione con sede a Napoli. Un assessore, viene raggiunto dalla misura del divieto di dimora. Per tutti, a vario titolo le accuse vanno dal falso ideologico in atti pubblici, frode in pubbliche forniture, turbata libertà degli incanti e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, corruzione elettorale, abuso d’ufficio, smaltimento illecito dei rifiuti pericolosi (QUI).
Pochi giorni fa, diciotto persone sono state indagate dalla procura di Marsala, con le accuse di associazione per associazione a delinquere, riciclaggio, truffa, falso e ricettazione.
Insomma si potrebbe continuare senza per questo togliere a Trapani la sua bellezza e ai cittadini la loro onestà (evitando così di essere bacchettati dall’assessore regionale al turismo QUI) ma questi esempi possono bastare per concludere con le parole di Fava: «Come commissione antimafia regionale riteniamo essenziale un approfondimento su quanto sta avvenendo e, per questo, la commissione ha deliberato, alla ripresa delle attività nel nuovo anno, una missione a Trapani per incontrare i rappresentanti istituzionali attivi nell’azione di contrasto e di indagine, sindacati e le associazioni territoriali».