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    Sorella Sanità: Damiani e Candela non rispondono al Gip, Pullara doveva finire agli arresti

    Bruciano ancora le carte dei fascicoli dell’inchiesta Sorella Sanità, quella da tangenti al 5% e appalti da 600 milioni di euro per ospedali e servizi sanitari in tutta l’Isola. Un’inchiesta che da Palermo a Trapani ha fatto esplodere la Sanità Siciliana facendo cadere non solo le pedine ma i vertici di una vera e propria scacchiera criminale.

    Fabio Damiani ex coordinatore della centrale unica di committenza e poi nominato DG dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Trapani, e il suo faccendiere Salvatore Manganaro, gli unici ad essere finiti in cella, ieri si sono avvalsi della facoltà di non rispondere davanti al gip del Tribunale di Palermo, Rosini che li ha interrogati al al Pagliarelli, dove sono attualmente reclusi.

    Oggi si apprende che la Procura di Palermo aveva chiesto l’arresto del deputato regionale siciliano dei Popolari e autonomisti, Carmelo Pullara, indagato per turbativa d’asta e istigazione alla corruzione nell’ambito della stessa inchiesta

    Al termine della prima fase dell’indagine della Guardia di finanza i pm avevano formulato richieste di arresto più pesanti (15 in tutto) di quelle poi accolte dal Gip Claudia Rosini. Non è escluso ora un possibile ricorso per ottenere i domiciliari nei confronti di Pullara, ma anche per portare in carcere Antonino Candela, l’ex commissario anti-Covid in Sicilia e regista delle operazioni criminali, finito invece agli arresti domiciliari, oggi, difeso dall’avvocato Giuseppe Seminara, si è avvalso anche lui della facoltà di non rispondere.

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