Mentre dalle primarie alle superiori continua la didattica a distanza attiva sulle diverse piattaforme per mettere in sicurezza l’anno scolastico, l’unica certezza della maturità sembra essere un “tutti promossi” ma molte sembrano le indecisioni sul “come” sviluppare l’esame di stato 2020. In tutta questa straordinarietà, senza sapere quando e come si ripartirà, a lanciare un SOS sono le scuole paritarie che chiedono aiuto allo Stato.
“Le Conferenze dei religiosi e delle religiose in Italia sono grate alla Conferenza episcopale italiana per l’appello lanciato sulla situazione limite delle scuole pubbliche paritarie, tramite il sottosegretario don Ivan Maffeis”. Lo scrivono Cism e Usmi in una nota in cui segnalano “senza un intervento serio dello Stato, il 30% delle scuole pubbliche paritarie sarà destinato a chiudere entro settembre, se non si dichiarerà bancarotta già entro maggio almeno per alcune”.
“Si continua a erogare un servizio pubblico e non ci sono più soldi per pagare i dipendenti; si pagano tutte le utenze ma non arrivano rette sufficienti per far fronte alle spese di gestione -scrivono -. Siamo oltre il limite, non ci sono le condizioni per arrivare fino a giugno 2020, se non indebitandoci ulteriormente”.
La preoccupazione di Cism e Usmi è per “lo stralcio degli emendamenti a favore del sostegno reale della scuola pubblica paritaria dalla bozza del Decreto Cura Italia. Auspichiamo, pertanto, che ci sia una riconsiderazione di questo nel passaggio al Senato, che avverrà nei prossimi giorni”. La richiesta al governo è quella di “un fondo straordinario, unica misura realmente efficace e non elemosina, o garantire la detraibilità del 100% delle rette sostenute dalle famiglie”