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    Tra divorzi e addiii, inizi “d’attesa” per le campagne elettorali nazionali e regionali

    L’estate si fa sempre più rovente. La crisi di governo, le dimissioni del presidente del Consiglio, Mario Draghi, e le elezioni anticipate al prossimo 25 settembre, ufficializzate con lo scioglimento delle camere da Mattarella, hanno fatto aumentare la pressione ai termometri già a livelli topici. Sotto stress, le vacanze ma anche i mercati che, per chi ne mastica, potrebbero vedere lo spread Btp-Bund a quota 300 punti. Ma non solo. Salvati i vitalizi, durante queste ore calde, anzi caldissime (nel Regno Unito sono stati superati i 40°), abbiamo assistito a tanti addii. I più clamorosi, dopo la “rottura” Conte / Di Maio (e per la quale Grillo ha rilanciato Di Battista) sono stati i divorzi in casa Forza Italia dove, a sbattere la porta, sono stati la ministra per gli Affari regionali Maria Stella Gelmini, il ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta e la ministra per il Sud e la Coesione territoriale, Maria Carfagna. Ma non solo. Il PD, dal canto suo, se da una parte gode di queste rotture, dall’altra, sa che per competere è necessario fondare una grande coalizione mettendo Draghi al centro ma rinunciando al M5S. In un’intervista a “La Repubblica” Letta afferma: «Parleremo con tutti» con Calenda, Speranza, Di Maio, Renzi e spera con gli ex di Forza Italia come Brunetta, Carfagna, Gelmini.

    Ma non con Conte «Il percorso comune si è interrotto il 20 luglio e non può riprendere, è stato un punto di non ritorno. Lo avevo avvertito che non votare la prima fiducia sarebbe stato lo sparo di Sarajevo». Ma Conte non ci sta e tuona «a tradire il Paese è stato Draghi». Insomma in questo scenario, avanza la campagna elettorale che al momento sembra più un caos dove tutti cercano di salvarsi il proprio tornaconto più che quello dei cittadini vessati da una crisi nazionale ed internazionale che li devasta.

    Se questa è, a grandi linee la situazione a livello nazionale, la Regione Sicilia non galleggia certo in acque migliori. Probabilmente per il suo essere a statuto speciale, non vale la regola del silenzio tra PD e M5S tanto che, la coalizione del Pd, ha affidato alle Primarie la decisione del candidato a presidente della Regione per le prossime elezioni regionali. A vincere è stata Caterina Chinnici, figlia del giudice Rocco, ucciso dalla mafia nell’83. Nello Musumeci, il governatore uscente, tiene tutti sulle spine sulla sua prossima candidatura e sulla possibilità di un election day in modo da poter così godere sia dell’effetto nazionali e regionali. Musumeci avrebbe avanzato, tempo fa, l’ipotesi di un dietrofront, mai effettivamente ufficializzato, e oggi, in vista delle elezioni per la conquista di Palazzo D’Orleans, potrebbe giocare una doppia strategia: la scadenza del mandato (il 9 ottobre) oppure il 13 novembre ma lo stesso afferma «Leggo in questi giorni notizie di mie valutazioni circa la possibilità di anticipare la data delle elezioni regionali e farla coincidere con quella delle politiche. Voglio precisare che la scelta dell’eventuale accorpamento sarà da me adottata, in assoluta autonomia, solo dopo avere ascoltato i vertici di tutti i partiti della coalizione del mio governo. Cosa che conto di fare già nelle prossime ore».

    Intanto, c’è chi avanza in maniera agguerrita con una campagna elettorale se non altro impavida. E’ il caso di Cateno De Luca, ex sindaco di Messina e leader di Sicilia Vera ora candidato alla presidenza della Regione Siciliana.

    Se Forza Italia piange, la Lega non ride.

    L’indipendente De Luca, aveva fatto conoscere il suo temperamento in periodo covid e, in questa fase, sta “provocando” la coalizione centro destrista dove, soprattutto nel fronte della Lega, qualcosa si è mosso, almeno verso le sue sponde. A lasciare Salvini, qualche giorno fa, è stato Gelarda, primo dei non eletti alle scorse europee, al quale era stata garantita una candidatura alle nazionali, rimosso da Nino Minardo dalla chat della Lega siciliana. «Oggi vengo buttato fuori malamente. Sono stato prima oggetto di un pesantissimo attacco politico da parte dei maggiorenti siciliani di Lega-Prima l’Italia (Minardo, Scoma, Fallica, Figuccia e Caronia). E adesso buttato fuori da tutte le chat ufficiali di partito, solo per avere osato criticare il segretario regionale del partito Nino Minardo». Afferma Gelarda che passa con l’ex sindaco di Messina perché «È l’unico che dice le cose in faccia, che ha coraggio. L’unico che può cambiare la storia di questa terra. Io ho un solo obiettivo, che ho perseguito per 5 anni da consigliere comunale: cambiare le cose».

    Ma i mal di pancia probabilmente sono di tanti altri. La Lega, in Sicilia, pare abbia fatto un patto con l’UDC. Accordo, però, che non piace a molti. Probabilmente questo, tra molti altri, il motivo per il quale alcuni hanno lasciato il partito di Salvini per andare con l’autonomista De Luca che oggi, però, perde Vittorio Sgarbi: «Il quadro politico nazionale – chiarisce Sgarbi – impone posizioni certe e non avventurose e, per quello che mi riguarda, una coerente posizione rispetto al Centrodestra, in ordine alla mia posizione nel gruppo misto con la componente “Noi con l’Italia – Rinascimento”».

    Stando così le cose, a Trapani, per esempio, vorrebbe dire che l’assessore regionale alle attività produttive Mimmo Turano, il deputato uscente, Eleonora Lo Curto si troverebbero a competere con Marico Hopps. Una gara, il cui finale, è già scritto in partenza. «Bisogna capire cosa ha in mente per me il partito. – dichiara la Hoops – Sono da sempre una donna di destra e nella Lega, ho da sempre visto un modello capace di guardare ai territori, un modello amministrativo, un modello politico che dà priorità ai dirigenti e non agli eletti, ritenendo gli eletti, strumenti. Se però, anche loro, in vista del mantenimento delle percentuali, perdono questo carattere e quest’identità, è chiaro che diventano uguali a tutti gli altri. A me, invece piace fare la differenza.»

    Certo, al momento è presto per fare pronostici, visto che nessuno ha liste pronte (di fatto, ciò che mancano sono i candidati che permettono di arrivare al famoso 5% utile a molti) ma su una cosa siamo certi: la politica è cambiata. Regia e registi non hanno più ideologie. Da destra a sinistra.

     

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