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    Tranchida: «Il passaporto è una polemica stupida, test messaggio sociale di tranquillità, si investa sul nostro territorio a partire dall’aeroporto»

    Dopo il lockdown è scattato il countdown. Quattro giorni al “libera tutti” voluto dal governo Conte che consentirà, a partire da mercoledì 3 giugno, lo spostamento tra regioni in tutta Italia, dopo quasi tre mesi. Per il ministro Boccia «al momento non c’è in Italia alcuna situazione critica relativa all’epidemia di Covid-19». I dati dell’Istituto superiore di sanità, infatti, spingono verso la riapertura completa del paese ma, restano gli strascichi delle polemiche relative ai passaporti sanitari nonostante l’impossibilità di portarli in vacanza. Proprio il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia ne aveva sottolineato l’incostituzionalità invitando a rileggere: « l’articolo 120 della Costituzione. Una Regione non può adottare provvedimenti che ostacolino la libera circolazione delle persone».

    Eppure una garanzia di quella vecchia “sana e robusta” costituzione sono in tanti a richiederla. A partire da Solinas, il più grande sostenitore del passaporto fino a Musumeci che preferisce chiamarlo «protocollo di sicurezza» . E mentre la presidente calabrese, Jole Santelli avverte: «Il governo adotti precauzioni per chi esce da quelle Regioni dove il contagio è più alto», Zaia dall’alto Veneto appoggia le preoccupazioni già vissute sulla “sua” pelle: «Dico sì ai lombardi, nessuno può essere trattato da untore, ma comprendo le ansie di Solinas». Si, perché chi ha visto morire tanta gente sa cosa vuol dire letteralmente COVID-19.

    E dal profondo sud, quasi nord Africa, anche gli amministratori comunali fanno sentire le loro preoccupazioni sull’argomento, che poi, in fondo, si tratta di un fatto di sicurezza per tutti: chi arriva e chi resta: «Per quale ragione un cittadino può sottoporsi alla misurazione della temperatura per entrare in un qualunque negozio e non può fare un’analisi del sangue prima di andare in un’altra regione?». Così il sindaco di Trapani, Giacomo Tranchida, in un’intervista all’Adnkronos, secondo il quale la polemica sul “passaporto sanitario” che ha animato il dibattito politico negli ultimi giorni è «stucchevole, deplorevole e stupida».

    «Nessuno vuole alzare muri o fare liste di proscrizione – dice il primo cittadino trapanese -, meno che mai io, che amministro una città che è il porto dell’Europa nel Mediterraneo. Ma qui si tratta di garantire la sicurezza dei miei concittadini e di chi arriva. E questo vale sia per chi viene a Trapani sia per chi da Trapani vuole spostarsi in altre regioni d’Italia. A me non interessano patenti di immunità o passaporti sanitari – precisa – dico solo che, siccome la salute è interesse di tutti e oggi la gente non va in giro perché ha paura, fare un test velocissimo servirebbe come messaggio sociale per  tranquillizzare tutti».

    Il test per accertare la positività o meno al Covid-19 per Tranchida andrebbe fatto sia nel luogo di partenza che in quello di in arrivo e «ripetuto poi ogni 8-10 giorni», anche perché questo «permetterebbe di sbloccare il meccanismo della quarantena».

    «E’ una cosa semplicissima e i prelievi potrebbero farli anche i volontari, mica serve un medico con 800 lauree», sbotta il primo cittadino, spiegando che lui stesso fa periodicamente i test. «Vengo in contatto per il mio ruolo con tanta gente, ho fatto anche il tampone. Non vedo dove sia il problema». Insomma, è la tesi del sindaco di Trapani tesserato Pd ma che non risparmia critiche al Governo ConteRagiono con la mia testa perché non ho né padrini né padroni»), «un controllo capillare spingerebbe gli italiani ad andare in vacanza più tranquilli, altro che voucher… Io avrei fatto meno spot, pagato meno bonus vacanze, una misura stupida, e avrei potenziato di più un servizio sanitario che funzioni. Ma viviamo in una Repubblica delle patate, con un Governo che va avanti con slogan politici vergognosi».

    In città dal 18 aprile non si registrano nuovi contagi ma, 4 nuovi casi importati da altre province ( e due fuori regione Verona e Marche) hanno tolto a Trapani il primato di città covid-free facendo passare Crotone in testa alla classifica delle città con il numero di giorni più alto senza nuovi casi covid registrati.

    Un traguardo, in ogni caso, se proprio di meriti bisogna parlare, raggiunto, a detta di Tranchida,  per le prese di posizione dell’amministrazione: «Ho fatto ’cazziatoni’ di quelli brutti sui social e in tv, dicendo che avrei stretto le maglie perché con la salute non si scherza», dice Tranchida sorridendo. Ma a far conseguire a Trapani questi risultati, oggi, sono stati una molteplicità di fattori.

    «Sicuramente l’isolamento geografico – ammette il sindaco -, poi un’azione forte di controllo di vigili urbani e forze dell’ordine e, infine, un’assunzione di responsabilità da parte dei miei concittadini. Anche loro sono diventati dei controllori, mi hanno mandato video, messaggi segnalandomi di volta in volta le situazioni di pericolo – racconta -. E’ una complicità forse dettata dalla paura, ma ha funzionato. Abbiamo fatto un pò di terrorismo a fin di bene perché in Sicilia c’è una delle percentuali più basse di terapie intensive. Se avessimo avuto i numeri della Lombardia, dove saremmo andati a curarci?» Oggi, ad un passo dall’allentamento totale delle restrizioni, l’attenzione resta massima.

    «Non ho aperto il mercatino del giovedì, una struttura in grado di movimentare 2.500 persone. Sto cercando delle soluzioni per contenere il numero degli operatori e, indirettamente il flusso delle persone. A costo di diventare il sindaco più impopolare della Sicilia fino a quando non avrò garanzie non ne disporrò l’apertura».

    Per Tranchida, infatti, l’obiettivo è mantenere sicuro il suo territorio. «La nostra campagna di promozione per il territorio recita ’Trapani, città incontaminata’, parliamo delle nostre bellezze ovviamente, ma veicoliamo anche un messaggio subliminale: ’Vieni qui e stai sicuro’

    Però questa sicurezza che noi offriamo ai turisti deve essere ricambiata. Gli esperti ci dicono che con il virus dobbiamo imparare a convivere, ecco perché occorre trovare una soluzione snella e semplice per fare i test. E questo vale anche per me che da Trapani voglio andare in Calabria piuttosto che in Trentino. E’ una regola che deve essere seguita in tutte le regioni».

    Sulla reazione piccata del sindaco di Milano Beppe Sala, Tranchida risponde «Credo l’abbia presa un pò come una forma di pregiudizio, di emarginazione, di ’razzismo da virus’. Ma siccome è il sindaco di una delle città più grandi d’Italia deve comprendere che è necessario che garantisca anche i suoi concittadini. Qui nessuno alza muri e frontiere»

    Trapani resta una città sicura ma difficile da raggiungere. «Mi aspetto che i nostri governanti investano sullo scalo di Trapani Birgi, chiuso a marzo e che adesso riapre con quattro voli perché le compagnie private fanno scelte che guardano ovviamente al business. Il nostro aeroporto non sta sul mercato, le compagnie fanno strozzinaggio e lo Stato continua a foraggiare in perdita Alitalia. Visto che la paga anche con i miei soldi la indirizzi su dove andare. I piccoli aeroporti, soprattutto se coincidono con città Covid free, devono essere i primi a ripartire per movimentare un pò di flussi turistici in sicurezza», conclude Tranchida e relativamente alle spiagge svela la sua ricetta affermando di volere spiagge libere come stabilimenti balneari con “delimitazioni” a segnare gli spazi e volontari della Protezione civile per assicurare il rispetto delle norme di distanziamento sociale e «un più diretto contatto con le forze dell’ordine».

    Giacomo Tranchida, per assicurare a residenti e turisti “litorali sicuri e in salute” in città afferma:«I volontari della Protezione civile sono una cosa ben diversa rispetto alle 60mila giubbe azzurre che vuole fare il ministro Boccia, che solo per questa proposta secondo me andrebbe bocciato definitivamente. A vita», dice senza usare giri di parole. Il motivo? «Come fai a mandare in un contesto sociale dove la gente è stanca, delusa e spesso arrabbiata, persone che prendi dall’ufficio di collocamento, che non hanno un minimo di formazione? Prendi questi disoccupati, metti loro una maglietta e dici “vai in spiaggia e al mercato”. E se trovano una testa calda? Di che parliamo? Mi sembra una telenovela».

    Al contrario per il sindaco di Trapani occorre «potenziare forze dell’ordine e personale della Protezione civile, gente formata, abituata a simili interventi, a gestire situazioni difficili». Ecco perché ‘l’esercito’ dei 60mila assistenti civici annunciato dal ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, è «una proposta inefficace, fatta da uno che forse non ha mai amministrato, che probabilmente non ha avuto mai un rapporto diretto con i problemi delle città e che farebbe bene a tornare sui banchi del Consiglio comunale prima di sparare fesserie».

    Al contrario i volontari di Protezione civile a cui pensa Tranchida per “pattugliare” le spiagge servono per «prestare un primo soccorso, per richiamare un pò l’attenzione dei cittadini e per avere un immediato collegamento con le forze dell’ordine. Così – sottolinea – se trovi una testa calda, cosa che può succedere perché la gente è esaurita e stanca, puoi subito intervenire con una divisa che incute rispetto prima ancora che timore. Stiamo parlando di tutela della salute, non si può continuare con gli spot. Oggi, al di là della voglia di evadere, per chi decide di andare in vacanza o, meglio, per chi se lo può permettere, perché in tanti anche tra i professionisti sono diventati poveri, la prima necessità è quella di andare in un posto che sia bello, ma prima ancora sicuro. Allora anche una spiaggia libera deve essere offerta in sicurezza, tanto al turista quanto ai residenti. La verità, però, è che, siccome è responsabilità del sindaco, i nostri governanti se ne fregano».

     

    Emma Lau

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