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    Ustica: 94 km da Trapani e 43 anni di depistaggi. Una strage che riguarda tutti.

    Novantaquattro sono i chilometri che separano Trapani da Ustica. Ottantuno (64 passeggeri adulti, 11 ragazzi tra i due e i dodici anni, due bambini di età inferiore ai 24 mesi e 4 uomini d’equipaggio) il numero delle vittime innocenti abbattute da un missile mentre viaggiavano a bordo del volo Itavia diretto a Palermo la sera del 27 giugno 1980. A confermarlo, più volte, è stata la Cassazione. Quarantatré gli anni di attesa da parte dei familiari delle vittime, e degli italiani, per una giustizia. Lo scorso 2 settembre, l’ex Presidente del Consiglio Giuliano Amato, in una lunga intervista rilasciata al quotidiano Repubblica, è tornato sul caso parlando chiaramente di un depistaggio, insistente, da parte degli apparati militari (non solo dell’epoca).

    foto di Emiliano Grillotti stragi80.it

    Ritornato perché, a dirla tutta, non ha aggiunto nulla di nuovo rispetto a quanto aveva già fatto in passato. Parole, infatti, le sue, con le quali nel 2008 aveva già provocato la riapertura delle indagini e con le quali, in questo settembre 2023, si torna a parlare dell’inchiesta sulla strage di Ustica, oggi coordinata dal procuratore capo Francesco Lo Voi e dal sostituto Erminio Amelio, e che potrebbe subire, se non una svolta, almeno un passo avanti.

    Nella sua intervista, Amato riprendeva la tesi sostenuta dalle famiglie delle vittime (e non solo visto che nel 2011 fu il giudice Rosario Priore, che per dieci anni ha seguito il caso, a denunciare l’ostruzionismo di Parigi), secondo cui un aereo francese avrebbe lanciato un missile colpendo il Dc-9 in volo da Bologna a Palermo e provocando la morte dei suoi 81 passeggeri (di cui 13 bambini): «La versione più credibile è quella della responsabilità dell’aeronautica francese, con la complicità degli americani», ha dichiarato Amato, oggi 85enne e alla guida del governo italiano dal 1992 al 1993 e tra il 2000 e il 2001.

    Amato ha precisato di essersi interessato al caso nel 1986, in qualità di ministro degli esteri. Allora il presidente del consiglio era Bettino Craxi, suo compagno nel Partito socialista italiano (Psi). Secondo l’ipotesi accreditata da Amato, e per la quale potrebbe essere riascoltato dagli inquirenti nei prossimi giorni, un caccia francese prese di mira nello spazio aereo italiano sopra Ustica un aereo libico sul quale avrebbe dovuto viaggiare il leader libico Muammar Gheddafi, precedentemente avvertito da Craxi, sferrando un attacco di cui i passeggeri del Dc-9 furono “vittime collaterali”. La “copertura” per compiere l’attentato furono le “esercitazioni militari” della Nato.

    foto di Emiliano Grillotti stragi80.it

    Parole queste, già pronunciate da Cossiga, che, a distanza di anni hanno riaperto ferite che non hanno mai smesso di sanguinare e che hanno segnato uno spartiacque politico fatto d’inchiostro e “tag” nelle pagine dei quotidiani dentro e fuori la rete. Così è toccato nuovamente ad Amato chiarire ancora una volta che «non avevo la verità da offrire ma il mio scopo era provocare se possibile un avvicinamento alla verità. Se Macron dimostra che è infondata bene, se no deve chiedere scusa» ed ha aggiunto «Al giovane presidente francese Macron, che aveva due anni all’epoca, chiedo che ci liberi dalla questione Solenzara (la base militare in Corsica da cui potrebbe essere partito il caccia che lanciò il missile contro il Dc9, secondo una delle piste investigative, ndr)».

    L’ex premier ha voluto poi sottolineare di come avesse «trovato singolare che in questi giorni sia stato detto che la politica con Ustica non c’entra. La politica può ancora fare molto, se vuole, perché la vicenda di Ustica sia chiarita» perché «La ricerca di verità da parte delle associazioni delle vittime comincia a diventare irrealizzabile perché si muore: Purgatori se ne è appena andato, era una voce importantissima, altre che hanno vissuto la vicenda se ne possono andare, visto tutti gli anni passati. Chi ha guidato un aereo potrebbe dire “ero io alla cloche di un aereo che quella notte era tra gli altri a ronzare attorno al Dc9”- quindi, ha detto ancora Amato –Chi sa parli ora!» Un appello rivolto «ai testimoni reticenti, gli ultimi sopravvissuti di una generazione che si sta estinguendo».

    Ma perché proprio ora? Per il «bisogno di verità, che a una certa età diventa più urgente, con il tempo davanti che si accorcia ogni giorno» E per chi ne volesse sapere di più sul caso, due giornalisti, Fabrizio Colarieti e Daniele Biacchessi, hanno edificato un vero e proprio museo virtuale sulla strage di Ustica. Accessibile gratuitamente a tutti, stragi80.it custodisce 700 mila pagine di documenti, atti giudiziari, perizie, articoli giornalistici, audio (con le voci dei piloti dalla scatola nera del velivolo e le conversazioni di quella notte tra i vari centri radar e le torri di controllo), video e immagini d’epoca. Un lavoro che avrebbero dovuto fare i governi che si sono susseguiti negli anni e che invece è stato fatto da due colleghi.

     

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