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    Villa Sofia: paziente positivo al virus dopo il quarto tampone ma, l’ospedale non chiude

    L’ospedale palermitano Villa Sofia resta aperto: un solo caso positivo al covid19 non ne potrebbe giustificare la chiusura. Hanno ascoltato anche questo i muri dell’Azienda Ospedaliera “Ospedali Riuniti Villa Sofia-Cervello” dopo aver scoperto, al quarto tampone, un paziente ricoverato al reparto di Neurologia, positivo al covid19. Purtroppo, o per fortuna, i muri si sa, non possono parlare.

    La notizia, inizialmente smentita dalla stessa direzione sanitaria della struttura, ad un certo punto, ha iniziato ad evaporare. E le goccioline, di questi tempi, mettono paura. Tanto da spingere, spontaneamente, a confermare la comunicazione della precedente notizia, la timorosa, direzione.

    Si tratterebbe di un migrante ventottenne del Camerun arrivato dall’hotspot di Lampedusa, lo scorso 24 agosto, per un principio di ischemia cerebrale. In sette giorni di degenza, 3 tamponi gli avevano scongiurato il coronavirus. Tranne il quarto, eseguito ieri mercoledì 2 settembre: l’ottavo giorno.

    Tampone che ha messo in allarme i pazienti ricoverati in neurologia (insieme ai loro familiari), il personale sanitario (che arriva a Palermo da diverse province della Sicilia) del reparto di neurologia e dell’intero ospedale (visto che ovviamente, il personale si muove all’interno dell’intera struttura). Il direttore generale dell’azienda “Villa Sofia Cervello” Walter Messina ha affermato che «è già stata avviata una attività di contact tracing e tutto il personale potenzialmente coinvolto è stato sottoposto a tampone. I risultati saranno disponibili nel pomeriggio. È stata avviata una verifica interna per verificare i fatti».

    Ma i fatti dicono che i risultati dei tamponi effettuati (in totale 50) nella serata odierna, giovedì 3 settembre, non erano ancora disponibili. La struttura e il reparto, non sono stati chiusi per la sanificazione (come prevede il protocollo di sicurezza) ma soprattutto, i fatti non spiegano come mai un paziente proveniente dall’hotspot di Lampedusa sia stato ricoverato al Santa Sofia e, solo dopo aver probabilmente infettato pazienti e personale sanitario, è stato ricoverato “in sicurezza”, al reparto malattie infettive della struttura palermitana di via Trabucco.

    «È un focolaio grave- afferma Giuseppe Bonsignore del Cimo – perché verificatosi all’interno di un Reparto non Covid, dove le misure di contenimento sono quelle ordinarie che non consentono di escludere il contagio agli operatori sanitari che si sono presi cura del paziente. Bisognerebbe interrompere o contingentare le visite in ospedale». Invece tutto scorre normalmente. Dalle visite dei familiari ai pazienti, al triage che si ferma alla temperatura e la mascherina ma, non si cura dell’asintomatico che, come continuiamo a vedere, può essere molto contagioso.

    Oggi Villa Sofia non ritiene necessario chiudere temporaneamente il reparto per sanificare in maniera efficace i locali quando invece molte altre aziende sanitarie di molte altre città (così come gli uffici pubblici, gli hotel, un banalissimo bar) nella stessa situazione, hanno immediatamente applicato il protocollo sicurezza trasferendo gli ospiti e mettendo al primo posto la salute dei propri lavoratori, dei propri assistiti e di tutti i cittadini.

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